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Quando a Rimini insegnava il professore Andrea Franchi, oggi colpevole di solidarietà

Martedì 23 febbraio, quando al mattino ho acceso il telefonino ho trovato il messaggio di un’amica che partecipa alle iniziative della mia associazione, Vite in transito. Un comunicato informava che Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir quella mattina, prima dell’alba, avevano subito una perquisizione domestica da parte della polizia, con sequestro di telefoni, pc, documenti vari dell’associazione Linea d’ombra di Trieste, l’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro.

Ci ho messo qualche minuto a capire che quel Gian Andrea Franchi, il cui nome rimbalzava da un capo all’altro sul web, insieme a quello della sua compagna, è il mio amico Andrea.

Andrea, originario di Udine, è arrivato a Rimini nel 1969, ha insegnato storia e filosofia prima al liceo Serpieri, poi all’Einstein. Una generazione di studenti e molti colleghi ricordano il suo rigore scientifico, la sua cultura, la radicalità del suo pensiero critico.

In quegli anni, a Rimini c’era vivacità di movimenti: studenti, insegnanti, operai, Cristiani per il socialismo, circolo Maritain, Astrolabio, Anti H. Andrea Franchi si era inserito in questa realtà articolata attraverso il gruppo de Il manifesto nel quale aveva un ruolo importante, rappresentando l’istanza di ricerca collegata all’azione politica contingente.

In questo contesto si era formato il Movimento Insegnanti che elaborava un pensiero critico sulla scuola e praticava forme innovative di insegnamento, in dialogo con i collettivi studenteschi e con i comitati di base degli operai.

Dall’interazione tra questi tre soggetti – operai-studenti-insegnanti- è nata a Rimini l’esperienza delle 150 ore, prevista dal Contratto dei Metalmeccanici del 1973: tempo di studio (150 ore/anno) entro il tempo di lavoro. Le componenti conservatrici presenti nella scuola reagivano: ispezioni ministeriali, abbassamento di qualifica agli insegnanti più esposti. Reazione che mobilitava la solidarietà dei collettivi, ma anche dei sindacati e delle forze politiche di sinistra.

Andrea Franchi è molto attivo, subisce l’ispezione ministeriale, capisce la forza simbolica delle 150 ore. Si sviluppa un proficuo lavoro fra operai, studenti, insegnanti, nei due licei scientifici i Rimini.

Nel frattempo si era creata una rete di rapporti amicali di cui Andrea Franchi era parte, come Domenico, Noretta, Giuseppe, Maria, Paola, io… condividevamo principi, passioni, progetti, lo studio, la pratica e momenti conviviali. Un’esperienza ricca di relazioni che è anche esperienza politica.

Il “decadimento” dei progetti politici di quel tempo è dovuto anche al fatto che si è puntato sul fare e sulle teorie, ma si è ignorata la componente emozionale, soggettiva.

Più tardi, nel ’91, avevo incontrato Andrea a Bologna dove insegnava in un Liceo. Viveva in una casa piena di libri che si affacciava su un giardino interno con un meraviglioso ciliegio in fiore. A lui devo la scoperta di Etty Hillesum e della Bhagavad-gita. Studiava Michelstaedter, le sue letture mi sorprendevano per vastità.

Per presentare il suo ultimo libro (Una disperata speranza. Profilo biografico di Carlo Michelstaedter, Mimesis) abbiamo di recente invitato Andrea a Rimini. Non è ancora stato possibile fare questo incontro, a causa della pandemia. Lo faremo.

Andrea ora ci ha chiesto di parlare anche della sua esperienza con i migranti, che è fondamentale nella sua vita. Un lavoro di strada, un lavoro di cura, che porta ogni giorno lui, la sua compagna Lorena e altri/e dell’associazione Linea d’ombra, nel piazzale antistante la stazione di Trieste, a incontrare i migranti sopravvissuti al cammino sulla rotta balcanica, il game, dove è in gioco la loro vita. Uomini e donne che provengono da Afganistan, Pakistan, Siria, Iran, Irak, che fuggono da persecuzioni, morte, violenza, alla ricerca di un posto in cui avere una vita migliore. Avrebbero diritto, secondo le convenzioni internazionali e secondo la Costituzione italiana, di fare richiesta di asilo, di fatto trovano respingimenti da parte della polizia della Croazia, ma anche della polizia italiana. Corpi gettati, ammassati nel piazzale della stazione o in un angolo di strada e ignorati, oggetto dell’indifferenza dei più.

Questo impegno è un’azione politica, Andrea lo rivendica con forza; non è assistenza, non è azione umanitaria. E’ politica nella sua forma più radicale, perché è “resistenza nei confronti di un’organizzazione sociale basata sullo sfruttamento degli uomini e della natura”.

I molti che a Rimini hanno conosciuto Andrea Franchi rinnovano la stima e l’amicizia nei suoi confronti.
Chi vuole conoscerlo e conoscere il suo attuale impegno può visitare il sito di Linea d’ombra Trieste, leggere un suo articolo di carattere filosofico-politico su Altra parola: A partire dai corpi migranti…
Vedere su Zalab il documentario Dove bisogna stare, una delle protagoniste è Lorena Fornasir.

Mariolina Tentoni

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