“Nel 2018, l’immobile al Parco della Pace, di proprietà comunale – scrive in un comunicato Cattolica Futura – fu affidato dall’Amministrazione per 12 anni in concessione ad un privato con destinazione bar e ristorante.
Cattolica Futura e PD, all’epoca, proposero, nel pressoché silenzio generale, di sganciare quantomeno la parte del bar da quella del ristorante per restituirla alla cittadinanza come spazio per attività pubbliche e avviare un percorso partecipato per deciderne la destinazione.
Solo recentemente, il Comune ha revocato parzialmente la concessione relativamente alla parte del bar e il Consiglio Comunale ha votato per affidare, sempre ad un privato e sempre per 12 anni, questo spazio ai fini sociali a sostegno dell’inclusione, della solidarietà e della partecipazione dei cittadini.
Cattolica Futura – prosegue la nota – ritiene che la soluzione ottimale per la collettività sia sganciare l’esistenza della struttura dall’affidamento ad un privato, pur mediante bando, nell’ottica di restituire alla cittadinanza un luogo che, se debitamente rigenerato, fornirebbe un innegabile valore aggiunto al parco in cui è sito nonché alla città nella sua interezza. Questa soluzione prevederebbe lo spostamento del bar (o, quantomeno, delle sue attività) nel ristorante, in accordo con l’attuale gestore, per destinare lo spazio così ricavato ad attività civiche, tra cui:
– studio, lettura e smart-working nelle ore diurne;
– incontri e riunioni di comitati, associazioni e gruppi di cittadini e cittadine nelle ore serali.
L’autogestione dello spazio – continua la nota di Cattolica Futura – ricadrebbe nell’ambito del regolamento comunale sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani mentre la rigenerazione dello spazio sarebbe in capo al Comune con investimenti minimi (e potenziale accesso ai fondi per la rigenerazione urbana previsti dalla Legge bilancio 2020).
Nel caso in cui si decidesse di proseguire con la privatizzazione della gestione dello spazio, Cattolica Futura solleva innanzitutto l’inopportunità di una concessione di durata dodicennale (come votata dal Consiglio Comunale) che irrigidirebbe eccessivamente le opportunità per la cittadinanza di usufruire di tale spazio, anche considerando i recenti trascorsi riferiti alla concessione precedente; a tal fine, si propone di legare la durata della concessione in primis alla finalità che verrà perseguita nel progetto intrapreso nella struttura (ad esempio, una durata triennale nel caso di spazio destinato ad attività didattiche e ricreative rivolte a soggetti fragili e una durata 4+4 nel caso di un bar) e, secondariamente, ad una serie di criteri attraverso i quali, con una specifica cadenza, l’Amministrazione si occuperà di verificare, in maniera oggettiva, se il concessionario stia rispettando i termini del contratto e, soprattutto, le finalità sociali in oggetto, revocando in caso di inadempimenti la concessione.
Se si mantenesse quindi l’attività di bar – conclude Cattolica Futura – come destinazione primaria dello spazio, si propone un percorso partecipato aperto alla cittadinanza per valutare forme complementari di utilizzo degli spazi, in mutuo accordo con l’eventuale concessionario, così da poter usufruire dello spazio in maniera condivisa e comune. Tale percorso servirebbe a raccogliere elementi utili per la redazione di un bando che non lasci carta bianca al vincitore bensì lo impegni a manutenere gli spazi e renderli, almeno in parte, disponibili per attività civiche (si citano, appunto, studio/lettura/smart-working e incontri/ riunioni), sempre nel solco dell’inclusione e dell’apertura a cittadini e cittadine”.