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Bozza nuovo Dcpm, è linea dura fino a Pasqua – Il testo integrale

La bozza del nuovo Dpcm che resterà in vigore fino al 6 aprile è stata presentata ai presidenti delle Regioni a iniziare dal loro rappresentante Stefano Bonaccini. Da loro finora non è arrivata nessuna reazione, a fronte di provvedimenti che appaiono esattamente opposti a quanto dai più era stato chiesto. Ma in soli cinque giorni i numeri dell’epidemia hanno sbriciolato ogni ottimismo, più o meno velleitario che fosse.

Tanto per cominciare, proprio la durata del provvedimento. Chi aveva considierato “offensivo contro gli italiani” pensare a una Pasqua blindata o quasi, deve leggere che le misure in vigore a partite dal 6 marzo saranno valide anche a Pasqua: “Le disposizioni del presente decreto  si applicano dalla data del 6 marzo 2021, in sostituzione di quelle del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2021, e sono efficaci fino al 6 aprile 2021”, il martedì dopo Pasquetta.

Riguardo i singoli settori, stretta su barbieri e parrucchieri:  se in zona rossa, “sono sospese le attività inerenti servizi alla persona, diverse da quelle individuate nell’allegato 24″ dove – a differenza del precedente provvedimento – non vengono menzionati i servizi dei saloni di barbiere e di parrucchiere.

Fiere, congressi e discoteche restano chiuse anche in zona bianca. “Restano sospesi gli eventi  che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto, comprese le manifestazioni fieristiche e i congressi nonché le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso”.

C’è però l’annunciata parziale riapertura di cinema e teatri, pur con mille cautele. Dal 27 marzo 2021, gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi. Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento, approvati dal Ministero dei beni e delle attività culturali e validati dal Comitato tecnico-scientifico, che indichino anche il numero massimo di spettatori per spettacoli all’aperto e di spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto quando non è possibile assicurare il rispetto delle condizioni di cui alla presente lettera.

Scuola: resta in presenza per gli alunni dell’infanzia, delle elementari e delle medie mentre per quelli delle superiori la didattica è in presenza “almeno al 50% e fino ad un massimo del 75%”. E’ quanto prevede la bozza del Dpcm inviato alle Regioni nell’articolo dedicato alla scuola. Nel testo si introduce un’ulteriore misure: “al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa”.

Aprire i ristoranti fino alle 22 come chiesto da Bonaccini e Salvini? Non se ne parla: “Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle 5 alle 18” con un massimo di 4 persone per tavolo “salvo che siano tutti conviventi”. Dopo le 18 “è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico”. Resta invece consentita “senza limiti di tempo la ristorazione negli alberghi e in tutte le altre strutture ricettive, limitatamente ai propri clienti che siano ivi alloggiati”. E anche l’asporto con consegna a domicilio, 24 ore su 24.

Restano “vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose”.

Fino al 6 aprile resta anche il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino: “Dalle ore 22,00 alle ore 5,00 del giorno successivo sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È in ogni caso fortemente raccomandato, per la restante parte della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi”.

Per mettere in atto tutto ciò, “al fine di dare attuazione agli indirizzi forniti dalle Camere ai sensi dell’articolo 2, comma 1, del decreto legge n. 19 del 2020, è istituito presso il Ministero della salute un tavolo tecnico di confronto, costituito con decreto del Ministro della salute, composto da rappresentanti del Ministero della salute, dell’Iss, delle Regioni e delle Province autonome su designazione del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nonché da un rappresentante del Ministro per gli affari regionali e le autonomie per procedere all’eventuale revisione o aggiornamento dei parametri per la valutazione di rischio”.

QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA BOZZA

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