“Il Covid non può giustificare la violenza sulle donne e nemmeno spiegarla.
L’agenda ONU ribadisce che per avere un sistema sostenibile – scrive in comunicato Coraggiosa Rimini – dobbiamo raggiungere la parità di genere. Di conseguenza, senza politiche di genere, il sistema non è sostenibile.
Abbiamo bisogno di capire e di chiarire se davvero abbiamo colto fino in fondo la serietà di queste frasi e di quanto in realtà sta accadendo.
Attivare politiche di genere non significa assistere le donne vittime di violenza, ma significa chiedersi perché gli uomini maltrattano, deridono, umiliano, offendono e uccidono le donne.
Attivare politiche di genere – prosegue il comunicato di Coraggiosa Rimini – non significa nemmeno fermarsi all’apertura degli asili che aiutino le donne che lavorano, significa prima di tutto farsi delle domande sugli uomini e non sulle donne.
La centralità delle argomentazioni delle politiche di genere sta attorno agli uomini e non alle donne e il risultato non può essere solo una risposta a dei bisogni specifici e frammentati.
Così il bisogno permane e si moltiplica senza aver agito sulla condizione che lo genera.
Con coraggio iniziamo a porci delle domande: “perché gli uomini sono ancora in prevalenza lontani dalla parola condivisione dei carichi di cura?”, “perché le donne, seppur brave a scuola, seppur laureate, seppur specializzate e con esperienze professionali di livelli alti, guadagnano meno degli uomini?” “perché sono sempre poche nelle posizioni apicali di ogni organizzazione?” “perché quando diventano mamme rischiano o addirittura lasciano il lavoro (all’Ispettorato del lavoro di Rimini ogni anno arrivano più di 200 dimissioni nel primo anno successivo al parto)?” “perché sono sempre in maggioranza, prevalenza quasi assoluta, nei lavori di cura e quindi in quel 80% di infortuni da Covid denunciati all’Inail?”
Un sistema non può funzionare se non valorizza le sue risorse disponibili – conclude la nota di Coraggiosa Rimini – e le donne ne rappresentano più della metà.
Senza questo sguardo, il sistema vedrà, anzi sta già vedendo, l’epurazione di una delle sue innumerevoli ricchezze, sta a noi la responsabilità di fermare questo drammatico meccanismo”.