La Regione Emilia Romagna annuncia entro febbraio aiuti per bar e ristoranti che in provincia di Rimini vedono uno stanziamento di circa 4 milioni, cui seguiranno entro febbraio misure a favore di altre categorie fortemente danneggiate come taxi e NCC, palestre, cultura e cinema, piscine, attività legate a fiere e sagre paesane.
“Azioni che alimentano nelle imprese la speranza di sopravvivere il tempo necessario per superare questa dannata pandemia e tornare ad avere prospettive di lavoro continuativo e stabile – dichiara Cna Rimini – . È senza dubbio una buona notizia per le nostre imprese ma serve assolutamente snellire il percorso burocratico e le tempistiche di erogazione. Qui non si tratta di incentivi ma di denaro indispensabile per sopravvivere, come l’ossigeno per chi è in terapia intensiva. Ora più che mai è decisivo che questi aiuti arrivino in tempi rapidissimi e attraverso procedure semplici che imbocchino la strada delle autocertificazioni superando la cultura del sospetto a favore di quella della fiducia nei cittadini e nelle imprese. Quello dei ristori è ossigeno indispensabile da non inquinare con burocrazia e ritardi”.
“Stiamo presidiando tutti i bandi a livello locale, camerale, regionale e nazionale rilevando purtroppo come il denominatore comune continui ad essere la burocrazia ovvero pratiche complesse, cavillose, con obbligo di allegare documenti spesso inutili e difficili da reperire come fatture con ddt, registri iva o quietanze di pagamento da far sottoscrivere ai fornitori. Casistiche queste che riguardano anche diversi Comuni della nostra provincia in cui evidentemente manca la conoscenza dei bisogni e della vita delle imprese. Bandi peraltro che spesso escono con aperture e scadenze ravvicinate e dunque inarrivabili per molte imprese”.
“Per sostenere l’economia e le imprese non è sufficiente destinare un capitolo di bilancio, ma serve conoscenza, dunque una fase di studio, utile anche a non lasciare indietro nessuno – continua Cna Rimini –. Ci sono settori che non hanno subito obblighi restrittivi, dunque mai ristorati se non per il primissimo lockdown, ma che stanno pagando un prezzo altissimo per questa pandemia, si pensi a tutto il comparto tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e accessori le cui stime più recenti indicano per il 2020 un crollo di oltre il 30% del fatturato complessivo, perdita che si protrarrà anche nel 2021 a causa dello spostamento o cancellazione degli eventi fieristici. E per rimanere in tema si pensi al comparto degli allestimenti fieristici con cali fino al 90% del fatturato o a tutto l’artigianato del food”.
“Dunque l’appello alla politica e ai dirigenti se vogliono che i bandi si traducano in sostegno veri all’economia è quello di seguire queste 4 semplici regole di buon senso:
1. Data di apertura e chiusura bando compatibile con i tempi delle imprese e di chi le assiste.
2. Procedure semplici e snelle: meno documentazione ex ante e più controlli ex post ovvero AUTOCERTIFICAZIONI
3. Tempi di pagamento immediati.
4. Non lasciare indietro nessuno: ragionare sulle filiere danneggiate e non solo sui codici Ateco chiusi”.