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“La seconda via”: la storia dell’alpino di Rimini Nelson Cenci diventa un film

In questo anno orribile che va a terminare fra pochi giorni, fra le cose non accadute per colpa del COVID nella nostra Città c’è anche la mancata adunata nazionale degli Alpini, la 93.a edizione. Rinviata al 2021 ma ancora con data ballerina (presumibilmente ad inizio maggio), in attesa di capire meglio cosa avverrà nei prossimi mesi sul fronte della battaglia alla pandemia.

Quello che è certo, che il Consiglio nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA) ha già deciso, è che il luogo rimarrà Rimini-San Marino. Ha scritto il Presidente dell’ANA della sezione Bolognese-Romagnola Vittorio Costa inviando a tutti gli alpini della nostra Regione gli auguri di Buone Feste: “Sarà l’Adunata della rinascita”. E ha proseguito: “Gli Alpini sono tali, ovunque nati, se portatori dei valori e delle tradizioni degli Alpini. A chi, anche simpaticamente, domandava cosa c’entrano gli Alpini con Rimini-San Marino, abbiamo risposto con i fatti, le grandi figure storiche, con l’enorme apporto della nostra Sezione alla vita dell’ANA”.

E dunque capita a proposito l’imminente avvio alla post-produzione del film “La seconda via”, diretto da Alessandro Garilli, inerente la ritirata di Russia e basata sulle memorie di Nelson Cenci, Medaglia d’Argento, reduce di Russia nato a Rimini il 21 febbraio 1919.

 

Un reparto della Tridentina fra il Don e il Donez nel gennaio 1943

Questa in sintesi la trama del film tratta dal libro di Cenci “Ritorno” uscito da Rizzoli nel 1981. Gennaio 1943, Fronte Russo. La compagnia 604 si trova costretta ad attraversare la steppa per sfuggire all’accerchiamento nemico. Quando sopraggiunge la notte, però, di tutta la 604 non rimangono che sei Alpini più un mulo, che avanzano in silenzio, sotto una neve incessante, mentre la temperatura tocca i trenta sotto zero. L’esasperante cammino, compiuto in quel deserto bianco, spinge gli uomini a perdere la percezione del tempo e, passo dopo passo, li porta a rifugiarsi in una dimensione onirica dove esiste una “seconda via” fatta di sogni, incubi e ricordi. Una lunga notte di guerra e un viaggio nell’umano, fra boschi di betulle, laghi di montagna, villaggi infuocati, campi innevati.

Gennaio 1943. Pattuglia della Tridentina si sfama con quello che trova

Al seguito dei genitori, trasferitisi per lavoro a Milano, Cenci abbandonò Rimini ancora bambino. Iscritto alla Facoltà di medicina, nel novembre 1940 parte arruolato. Dal luglio 1941 Cenci partecipò alla guerra d’occupazione in Montenegro con la brigata “Julia”. Ufficiale degli alpini nel battaglione Vestone della brigata “Tridentina”, partì per la Russia nel giugno del ’42.

Cenci in “Ritorno” ricorda e narra – con un linguaggio rapido e tagliente – l’odissea del suo reparto attraverso la pianura russa fino alle montagne del Caucaso. Ferito alla gamba nella battaglia di Nikolajewka, Cenci fu costretto ad abbandonare il fronte, caricato su una slitta trainata da un mulo, verso l’ospedale di Karkov. Verso la libertà, la quiete che non esiste per aver abbandonato tanti compagni al loro destino, il ritorno a casa. I ricordi si affastellano, obbligano a narrare, a scrivere, a tornare al fronte con la penna in mano. E’ citato più volte ne Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern. Del resto Rigoni Stern era un suo sergente e assieme vissero la tragedia della guerra sul fronte russo.

La colonna della Tridentina in ritirata

Terminato il secondo conflitto mondiale si laureò in Medicina e Chirurgia specializzandosi in otorinolaringoiatra e ottenendo la libera docenza. Fu primario ospedaliero a Varese dal 1965 al 1980. Ha scritto numerosi libri sulla sua esperienza nella naja alpina e sulla guerra. È morto, stroncato da un tumore, il 3 settembre 2012 all’età di 93 anni a Cologne Bresciano dove viveva da anni.

Paolo Zaghini

Il trailer del film:

 

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