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Coriano, San Leo e Montefiore: “Da noi niente zona rossa, faremo ordinanza modello San Marino”

I sindaci dei Comuni di Coriano Montefiore Conca e San Leo hanno espresso disappunto per le regole che l’esecutivo è in predicato di introdurre per le prossime festività natalizie, in particolare l’oramai quasi certa impossibilità nei giorni festivi di spostarsi (zona rossa) e chiusura delle attività. Ma non si parla solo di divergenze politiche perchè a quanto pare l’intenzione dei sindaci dei tre borghi del riminese sarebbe quella di scavalcare l’eventuale dpcm che imporrà la zona rossa nei festivi e nei prefestivi in tutta Italia durante le prossime vacanze natalizie.

“Stiamo lavorando ad una ordinanza ad hoc per vedere se ci sono gli estremi per poter riaprire nei nostri comuni – ha detto la sindaca di Coriano Domenica Spinelli –  le attività e quindi bar e ristoranti anche alla vigilia e a Natale. Del resto noi siamo terra di confine con San Marino dove tutte le attività saranno aperte. Non c’è evidenza scientifica che l’operato del governo vada nelle giusta direzione“.

In un comunicato co0ngiunto i sindaci di Coriano, (Domenica Spinelli) Montefiore Conca (Filippo Sica) e San Leo (Leonardo Bindi) hanno spiegato che Il 2020 è stato un anno durissimo sotto il profilo sanitario ed economico. Siamo da 10 mesi e più in emergenza e anche se a marzo Conte sosteneva di avere tutto sotto controllo, ad oggi assistiamo ad un pressapochismo amministrativo nazionale al quale noi sindaci di campagna non vogliamo arrenderci. 

Come è possibile dopo gli innumerevoli errori commessi, arrivare ad una settimana dalle festività natalizie e non sapere cosa succederà in questi giorni? Ristoranti, bar, pasticcerie e tutti gli operatori economici si sono adeguati pazientemente a tutte le regole scritte e cambiate ad ogni Dpcm, nella speranza di poter guadagnare un giusto profitto, eppure dobbiamo ancora capire se resteranno aperti oppure no. Questo è il sentimento che pervade i Primi Cittadini, pensando alle attività del settore Ho.Re.Ca che cercano di sopravvivere nei loro territori, nonostante gli annunci di Roma di una lenta e inesorabile eutanasia del settore.

Manca il rispetto per il lavoro inteso come organizzazione delle risorse umane. Manca il rispetto per il settore privato… manca il rispetto per l’intelligenza umana.

Vietare la libertà personale è incostituzionale, chiudere le attività a giorni alterni è schizofrenia amministrativa, una patologia alle quale non ci vogliamo assuefare per non spegnere la speranza.

Nei nostri comuni le regole vengono rispettate e grazie a questo si è cercato di recuperare il fatturato estivo, anche attraverso l’organizzazione di eventi in piena sintonia con i dettami governativi.

Ad oggi non sappiamo se il governo riuscirà a ristorare le perdite di avviamento di tanti imprenditori coraggiosi che hanno scelto i nostri territori. Ma è certo che nei nostri comuni come in tutta la Romagna gli imprenditori sono abituati a produrre lavoro e insieme ai propri dipendenti fanno sacrifici e sono pronti a farne tanti altri pur di salvare le proprie attività.

Eppure, ancora una volta siamo trattati alla stregua della costa, delle aree metropolitane, che per nostra natura e scelta di vita abbiamo deciso di non replicare. I borghi storici dell’entroterra hanno una specifica identità legata al “buon vivere”, una propria economia costellata di artigiani e piccole realtà produttive; forse è giunto il momento di ribellarsi al sistema e di mutuare le buone pratiche della Repubblica di San Marino con un’ordinanza ad hoc a difesa delle nostre imprese”.

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