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Se Trump cancella l’Obamacare è un danno anche per noi

Stiamo assistendo di questi tempi a un profondo dibattito nella società americana sulle tematiche della sanità e della sua organizzazione.
E’ di questi giorni l’informazione che l’abrogazione dell’ Affordable Care Act, conosciuto come Obamacare o riforma sanitaria di Obama, è stata votata con un apposito provvedimento legislativo presentato dai reppubblicani e passato con una strettissima maggioranza in Senato.

Non siamo ancora all’atto ufficiale finale, il testo dovrà essere votato anche dalla Camera, però rappresenta un primo passo preoccupante in quella direzione, in assenza di altre proposte..

E che l’Obamacare sia un ‘disaster’ come afferma Trump nelle sue allocuzioni pubbliche, a per noi appare difficile da poter perfino concepire.
E’ di questi giorni infatti la notizia che, per quanto si riferisce agli screening delle neoplasie, da quando questi sono divenuti gratuiti o rimborsati dalle assicurazioni, la mammografia ad esempio è stata molto di più utilizzata in tutti i gruppi sociali, anche di quelli a basso reddito, mentre la colonscopia di meno, in quanto i medicinali per la preparazione all’esame hanno costi personali che molti non hanno voluto affrontare , non facendo strettamente parte dell’esame stesso.
Potenza della burocrazia !

Quindi, molto meno colonscopie che mammografie in America, nonostante sappiamo – e le esperienze europea e italiana lo confermano – che la colonscopia permetta di salvare mole vite.

Un clima di grande incertezza attraversa quindi gli Stati Uniti per quanto si riferisce alla salute.
Ma in questo clima, cosa ne pensano i medici ?
Ho cercato le affermazioni documentali di una delle più grandi associazioni mediche americane, l’Asco, che raduna tutti gli specialisti della cura del cancro negli USA.
Ne fanno parte circa 50 mila medici, che ogni anno organizzano un congresso fra i più importanti nel mondo, con molti centri sparsi negli USA e numerosissimi specialisti sul territorio.

IL PENSIERO DEI MEDICI AMERICANI

L’Asco ha prodotto un documento rivolto a tutti i politici e a tutti i cittadini, con lo scopo di riaffermare che ci possa essere un accesso eguale e per tutti alle cure di qualità del cancro, con uno speciale accento sul ridurre le barriere per l’utilizzo generalizzato dei nuovi farmaci.

L’Associazione afferma che gli individui senza assicurazione o con assicurazioni deboli ricevono oggi meno cure e più tardi, ottenendo risultati peggiori rispetto a coloro che hanno buone o sufficienti assicurazioni sanitarie.

L’Associazione raccomanda i seguenti principi ai politici che si interessano di problemi sanitari :

  1. tutti gli americani dovrebbero avere accesso all’assistenza sanitaria indipendentemente del loro stato economico e sociale.
  2. ogni sforzo a livello nazionale o regionale (gli stati) deve essere fatto per assicurare a coloro che possiedono una assicurazione la continuità della stessa.
  3. tutti gli individui con tumore devono avere la possibilità di avere una assicurazione che permetta l’accesso alle cure ai migliori livelli di qualità.
  4. i politici e gli organizzatori sanitari devono permettere l’accesso agli screening di popolazione a tutti i soggetti interessati. Gli screening infatti riducono la mortalità per tumore.
  5. tutti i pazienti devono avere la possibilità di accesso ai trials clinici e le assicurazioni non devono porre barriere a questa partecipazione.
  6. tutti gli sforzi per migliorare la qualità, la disponibilità e l’accesso alle cure per i pazienti e le comunità attraverso strategie adeguate devono essere continuate e implementate.

Cosa può affermare di più una associazione medica ?
Non si capisce, alla luce di queste considerazioni, l’opposizione in atto fra due politiche sanitarie contrastanti, quella di Obama e quella di Trump.

Quale sarà il continuo della storia?
Staremo a vedere e commenteremo, certo è che registriamo una bella confusione delle idee e in questa confusione, senza progetti e programmi, forse anche la ricerca si indebolisce. E questo sarebbe un danno non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero mondo occidentale.

Alberto Ravaioli

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