Mario Erbetta non ci sta e replica alla dura nota di AUSL Romagna dove le sue accuse sono definite senza fondamento o addirittura incomprensibili.
“La risposta dell’Ausl Romagna alle mie critiche – scrive il consigliere comunale di Rimini passato all’opposizione – evidenziano come le mie osservazioni hanno centrato il tema. Ho letto la risposta alle mie critiche al collasso del laboratorio di Pievesestina e all’organizzazione dei tamponi nelle scuole e non posso che ribadire il mio pensiero avvalorato dalle loro affermazioni. Oggi il dirigente del centro ha comunicato che per affrontare tutti i tamponi e dare risultati in tempi brevi, cambia il metodo degli stessi utilizzando gli antigeni (più veloci e meno precisi) rispetto ai molecolari per alleggerire il laboratorio. Non solo ma ha dichiarato che non riescono a rispondere ai troppi test e pensano di ridurli solo ai sintomatici e di utilizzare i mezzi dell’esercito. Bene!”.
“Quindi – prosegue l’autoproclamato candidato a prossimo sindaco di Rimini – avevo ragione a denunciare che l’accentramento del servizio di analisi a Pieve Sestina e’ un fallimento come lo è il progetto di Ausl Unica Romagna. La prova la danno proprio le dichiarazioni dei dirigenti che dichiarano anche di dover ricorrere ai laboratori privati (in enorme ritardo). L’accentramento dei servizi è per ridurre i costi e non per fornire dei servizi migliori e’ questo è comprensibile anche da un bambino. Come per la riduzione dei costi si voleva chiudere Novafeltria, Cattolica e depotenziare la Senologia di Santarcangelo. Io ricordo bene le lotte fatte anche dai sindacati e come legale della UIL FPl ho seguito bene la questione. Quindi l’Ausl Romagna è nata per ottimizzare i costi ma in pratica ha svantaggiato enormente Rimini e la sua Sanità. E questi sono dati di fatto!”.
“Mi si è anche contestato di aver dichiarato impropriamente l’utilizzo di protocolli sbagliati nella scuola. Secondo voi non fare a tutti gli studenti, prima di iniziare l’anno scolastico i tamponi ma farli solo al personale delle scuole si è rilevato corretto? Non bloccare subito tutti gli studenti una volta venuti a conoscenza di casi nella classe ma aspettare a fare i tamponi dopo 48 ore, lasciando gli studenti ad andare in giro e a infettare in caso di positività tanti altri ragazzi sui mezzi pubblici o in palestre è una buona prassi? Non era invece necessario fare prima i tamponi a tutti e dopo i risultati autorizzare il ritorno in classe? Scusate ma questa prassi ha causato tanti contagi come gli estremi ritardi nella comunicazione dei referti dei tamponi. Questa è la realtà. Che piaccia o no. L’Ausl Romagna va ripensata”. conclude Erbetta.