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Il Tar sconfessa Soprintendenza e Comune per il progetto Pomod’Oro di Rino Mini

L’imprenditore Rino Mini batte la burocrazia e i pareri, immotivati, di Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. E’ l’esito della sentenza del Tar dell’Emilia Romagna pubblicata il 2 novembre. Ma andiamo con ordine. Nel 2017 il consiglio comunale di Rimini ha approvato un importante progetto di riqualificazione di tutta l’area della Galvanina. Un progetto unitario denominato di “Ricucitura paesaggistica, ambientale e architettonica del Complesso della Galvanina”, comprende la realizzazione di una serie di opere edilizie funzionali all’attività d’impresa, classificabili come interventi di ampliamento e di nuova costruzione, distribuiti su tre distinte attività, corrispondenti allo Stabilimento produttivo (che si occupa dell’imbottigliamento dell’acqua minerale captata dalle fonti), al parco e fabbricato delle Terme (dove si trova la fonte storica della Galvanina con il monumento cinquecentesco), al ristorante Pomodoro.

Un progetto concordato con la Soprintendenza di Ravenna e la  Commissione comunale per la Qualità Architettonica e il Paesaggio.

I problemi iniziano quando dapprima la società Galvanina e poi la F.lli Fornelli s.r.l., che è subentrata alla prima nella proprietà dell’area di realizzazione dell’intervento, dovendo dare attuazione al progetto relativo all’Ambito n. 2 “Ristorante Pomod’Oro”, si sono attivate per richiedere il relativo parere paesaggistico alla Soprintendenza, previsto anche per tale specifico intervento attuativo del Piano di Riqualificazione.

Il 6 agosto 2019 arriva il parere della Soprintendenza, formalmente positivo, ma con tali prescrizioni da stravolgere il progetto iniziale e rendere inattuabile un intervento di riqualificazione che unisca qualità ambientale e architettonica e funzionalità dell’attività di ristorazione. In particolare 1) il distacco della sala del ristorante dall’edificio esistente utilizzando “…il linguaggio della serra…”; 2) la realizzazione della sala ristorante secondo i criteri della bio edilizia “…senza l’utilizzo di fondazioni e/o strutture in c.a. in opera o prefabbricate…”; 3) l’obbligo di restauro della casa colonica (mai menzionata fino ad allora con quelle caratteristiche); 4) Riduzione delle dimensioni della sala del ristorante).

A fronte di questi vincoli la società F.lli Fornelli di Mini rinuncia alla realizzazione dell’intervento e ricorre al Tar. Ora la sentenza. Una vittoria netta. Scrivono i giudici del Tar: “Trattasi, in conclusione, tenuto anche conto di quanto accertato in ordine all’effettiva qualificazione giuridica da dare ai due gravati pareri della Soprintendenza, di prescrizioni del tutto slegate ed estranee rispetto all’obbligo motivazionale chiaramente individuato dall’art. 146 del D. Lgs. n. 42 del 2004, quale necessariamente indicante le specifiche ragioni sulla base delle quali l’intervento da autorizzare contrasta con il vincolo paesaggistico. Su tale punto, la giurisprudenza amministrativa ha stabilito, riguardo alla disciplina autorizzatoria prevista dall’art. 146 del D. Lgs. n. 42 del 2004 e con indirizzo da tempo consolidatosi, che detta disposizione, nel testo entrato in vigore dal 1 gennaio 2010, impone ora alla Soprintendenza, in caso di parere negativo all’autorizzazione paesaggistica, di operare una valutazione tecnico-discrezionale sulla compatibilità dell’intervento con il vincolo paesaggistico. Pertanto, poiché il parere è espressione di un potere ampiamente discrezionale, per evitare che il giudizio di compatibilità paesaggistica si traduca nell’esercizio di una valutazione insindacabile, è necessario che il provvedimento emesso dell’Autorità preposta alla tutela del vincolo sia sorretto da un’ampia e circostanziata motivazione, dalla quale sia possibile ricostruire sia le premesse che l’iter logico seguito nel percorso valutativo che si conclude con il giudizio finale”

Ora sarà Rino Mini a decidere sul futuro del ristorante il Pomodoro. Rimane il fatto che un imprenditore, che investe nel rispetto delle norme e richiedendo i competenti pareri debba usare il ricorso alla giustizia amministrativa per far valere i propri diritti. La classica burocrazia incomprensibile per imprenditori e cittadini.

La sentenza del Tar

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