E’ stato condannato a 2 anni per “induzione indebita a dare o promettere utilità” (il vecchio reato di concussione per induzione) Antonio Lauriola, 59enne originario di Taranto, ex vicario della questura di Rimini, ex questore di Pesaro e ora a disposizione del ministero. Il pubblico ministero aveva chiesto 2 anni e 4 mesi.
Tutta colpa di una multa al figlio, pizzicato dalla Stradale nel luglio 2016 alla guida di un’auto, senza patente poichè minorenne, a Marina centro di Rimini. Lauriola, quando era questore di Pesaro (prima di essere trasferito a Roma), aveva fatto pressioni sui colleghi: “Togliete quella multa a mio figlio, non c’è bisogno che la questione vada avanti, può rimanere tutto fra di noi”. Si era presentato così nella caserma della Polizia Stradale di Rimini.
L’ex questore, secondo l’accusa avrebbe chiesto di modificare il verbale della stradale scrivendo che il figlio di 17 anni stava guidando in un parcheggio. In questo modo avrebbe potuto fare ricorso ed evitare di pagare una multa da 3.500 euro. Ad incastrare il dirigente di polizia la registrazione fatta con il cellulare, di uno degli agenti della stradale presente alle richieste di Lauriola.
Lauriola aveva fatto ugualmente ricorso anche senza la modifica del verbale. Il ricorso fu respinto sia dal Prefetto che dal giudice di pace. L’ex questore aveva sempre contestato i fatti ed ha sempre dichiarato che “la multa se era giusta andava pagata soltanto che il verbale era sbagliato”.
“Siamo convinti che il Tribunale ha fatto proprio un teorema del pubblico ministero – hanno dichiarato gli avvocati Giovanni Maria Giaquinto e Matteo Starace che difendevano il dottor Lauriola. – Il nostro assistito non ha mai chiesto agli agenti di togliere la multa a suo figlio e, allo stesso tempo, i vari testimoni hanno dichiarato che l’incontro che si era tenuto alla caserma della polizia Stradale di Rimini si era svolto in maniera cordiale e amichevole. Un dettaglio che va a a smentire quel clima di ‘intimidazione’ proprio dell’accusa. Un ultimo dettaglio, fondamentale per il nostro assistito, è che poi il Giudice di pace aveva annullato quel verbale. Aspettiamo le motivazioni della sentenza e, poi, presenteremo appello”.