Stasera martedì 25 agosto, alle ore 21:30 presso la Corte degli Agostiniani, verrà proiettato I vitelloni di Federico Fellini (1953) nell’ambito della rassegna estiva E la chiamano Rimini…
Giunti ormai alla fine dell’estate, non c’è film che possa incarnare in miglior modo l’atmosfera crepuscolare e malinconica di questi ultimi giorni di agosto. La pellicola inizia infatti proprio sul finire della bella stagione, in una cittadina della costa romagnola che rappresenta la location trasognata della giovinezza riminese del grande maestro.
Un acquazzone estivo interrompe all’improvviso la premiazione di Miss Sirena, appuntamento imperdibile dell’estate paesana, provocando un fuggi fuggi generale. Nella confusione Sandra (Leonora Ruffo), appena eletta vincitrice, sviene accasciandosi al suolo. Si viene presto a sapere che è incinta, e che dunque l’inaffidabile Fausto (Franco Fabrizi) sarà costretto a sposarla: è questo l’innesco della macchina narrativa che inizia poco a poco a incrinare una realtà che sembrava immutabile nel suo ciclico ripetersi sempre uguale a se stessa.
Nella vita monotona di provincia, infatti, gli amici di Fausto (“i vitelloni”, appunto, uno dei numerosi neologismi felliniani) trascorrono le loro giornate in maniera infantile, nonostante siano ormai trentenni. Sono tutti ragazzoni mantenuti ancora dalle proprie famiglie, che si rifiutano di lavorare (emblematica è la scena del gesto dell’ombrello agli operai): Alberto (Alberto Sordi), eterno buffone che si fa dare i soldi dalla sorella, che lavora come dattilografa; Leopoldo (Leopoldo Vannucci), tutto preso dalle sue aspirazioni drammaturgiche; Riccardo (Riccardo Fellini, fratello minore del regista), pigro e indolente; Moraldo (Franco Interlenghi), il più giovane e l’unico desideroso davvero di cambiare vita – e che rappresenta dunque l’alter ego dello stesso Fellini, che non ancora ventenne lasciò definitivamente Rimini per trasferirsi a Roma.
Ciò che rende I vitelloni un grande film è il suo rappresentare un ambiente profondamente sentito dal regista, formalizzando un’esigenza autoriale lontana da qualsiasi artificiosità. Seppur trasfigurata dalla memoria, la paralisi della provincia è trasposta in immagini con dolorosa sincerità, senza sottrarsi nel sottolineare l’immobilismo che attanaglia i personaggi. Fellini, esattamente come la voce narrante di Leopoldo, sembra inseguire i suoi vitelloni con gli occhi gonfi di lacrime, addolorati per i loro destini ma allo stesso tempo colmi di affetto. La pellicola ha ricevuto il Leone d’Argento al XIV° Festival di Venezia.
Edoardo Bassetti
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
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– al numero 0541 704494 in orario di ufficio
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