Una ripresa economica debole che andrà perfino a rallentare, ma che comunque continuerà anche nel 2017. E’ quanto prevede l’ultima edizione di dicembre degli “Scenari per le economie locali” di Prometeia analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Secondo lo studio, il Pil regionale dovrebbe aumentare dell’1,0 per cento, sia nel 2016, sia nel 2017.
“Nonostante il ridimensionamento delle stime –commentano le Camere di commercio – l’Emilia-Romagna ha fatto registrare l’aumento del Pil più elevato delle regioni italiane, assieme alla Lombardia. I tassi di crescita reali più contenuti, pari allo 0,3 per cento, hanno riguardato Abruzzo, Basilicata e Campania. Il livello reale del Pil atteso per il 2016 è ancora inferiore del 5,3 per cento a quello del 2007, quando la crisi causata dall’insolvenza dei mutui statunitensi ad alto rischio non si era manifestata in tutta la sua gravità. Per arrivare al superamento occorrerà attendere il 2021 (+0,3 per cento). Se le previsioni avranno buon fine, dovranno passare quattordici anni per ritornare ai livelli pre-crisi, a dimostrazione di come sia stata profonda la ferita inferta al tessuto economico della regione dalla più grave crisi del dopoguerra. Alla crescita reale del Pil, stimata, come descritto precedentemente, all’1,0 per cento, si dovrebbe associare un andamento più dinamico per la domanda interna, che dovrebbe crescere dell’1,5 per cento, replicando l’incremento del 2015″.
Nel 2016 rallenta la crescita delle esportazioni (+3,0 per cento), che riprenderà lievemente nel 2017 (+3,3 per cento). Nell’anno prossimo resterà timido il ciclo degli investimenti (+2,3 per cento) e rallenta lievemente la ripresa dei consumi (+1,5 per cento).
La previsione proietta il quadro generale del 2016: rallentamento della crescita dell’attività globale (+2,8 per cento) e del commercio mondiale (+1,6 per cento). La crescita rallenta nei paesi industrializzati (+1,5 per cento), ma non nelle economie emergenti (+3,7 per cento), declina nell’area dell’euro (+1,6 per cento), ma resta stabile in Italia (+0,7 per cento).
I settori. Con il 2016 si sono riprese le costruzioni (+06 per cento), ma in misura largamente insufficiente a recuperare quanto perduto negli ultimi anni. Rallenta la crescita già avviata dell’industria (+1,4 per cento) che resta comunque il settore più dinamico, mentre accelera quella, però più lenta, nel settore dei servizi (+0,8 per cento).
“L’andamento più dinamico – spiega Unioncamere – è offerto dall’industria in senso stretto, con un aumento reale dell’1,4 per cento, in frenata rispetto all’evoluzione del 2015 (+2,6 per cento). L’industria delle costruzioni si è valsa, con tutta probabilità, degli incentivi fiscali previsti per le
ristrutturazioni. E’ attesa una crescita dello 0,6 per cento del valore aggiunto, certamente modesta, ma che dovrebbe preludere a una lunga fase di crescita, dopo otto anni di pronunciati cali. Anche in questo caso resta tuttavia un livello di attività inferiore a quello pre-crisi, destinato a rimanere tale anche per i prossimi dieci anni. E’ dal 2008 che ha avuto inizio la recessione. Tra quell’anno e il 2015 c’è stata una variazione media annua negativa del valore aggiunto pari al 5,4 per cento, largamente superiore al calo dello 0,7 per cento registrato nel totale delle attività economiche. I servizi hanno evidenziato una moderato aumento reale del valore aggiunto (+0,8 per cento), che ha tuttavia accelerato rispetto all’andamento del 2015 (+0,2 per cento). Già nel 2018 ci sarà un superamento, seppure lieve, del livello pre-crisi del 2007 (+0,4 per cento). I settori del terziario hanno insomma meglio resistito alla bufera del 2009 e alla nuova fase recessiva che ha afflitto il triennio 2012-2014. Un cenno infine sulle attività dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, le cui previsioni possono essere fortemente influenzate da imprevedibili fattori climatici. Secondo Prometeia, il 2016 è destinato a chiudersi senza alcuna variazione reale rispetto al 2015. La crisi del 2009 non ha avuto impatti negativi sulla produzione del settore. Nel 2016 si registra un aumento del valore aggiunto del 20,2 per cento rispetto al 2007″.
La crescita dell’1,5 per cento della domanda interna ha riflesso gli andamenti espansivi dei consumi delle famiglie e degli investimenti. Nel 2016 la spesa per consumi finali delle famiglie emiliano-romagnole è apparsa in aumento (+1,5 per cento), ma su ritmi più lenti rispetto alla crescita dell’1,8 per cento del 2015. Nel 2017 la spesa sarà tuttavia maggiore dello 0,2 per cento nei confronti del livello pre-crisi. L’aumento del 2,8 per cento del
reddito disponibile delle famiglie, unitamente alla crescita del valore aggiunto reale per abitante (+0,9 per cento) e della base occupazionale (+2,0 per cento) sono i principali ingredienti del nuovo miglioramento. I consumi delle Amministrazioni pubbliche e Istituzioni sociali private sono previsti in leggera crescita (+0,7 per cento), dopo un quinquennio caratterizzato da una diminuzione media annua dello 0,6 per cento, dovuta con tutta probabilità alle politiche di contenimento della spesa pubblica e al blocco del turn over. Gli investimenti fissi lordi sono apparsi in crescita del 2,5 per cento. Nonostante l’aumento, il loro livello reale continua a essere piuttosto basso. “Rispetto alla situazione del 2007, prima che la crisi derivata dai mutui subprime cominciasse a manifestarsi in tutta la sua gravità, si ha una flessione del 27,3 per cento e dovranno passare almeno altri dieci anni, nella migliore delle ipotesi, prima che si abbia un riallineamento”, è la previsione di Prometeia.
Il mercato del lavoro. L’evoluzione nel 2016 appare positiva e in miglioramento. Crescono le forze di lavoro e il tasso di attività sale al 47,6 per cento, aumentano decisamente gli occupati (+2,0 per cento). Il tasso di disoccupazione, giunto all’8,4 per cento nel 2013, scende più rapidamente al 7,2 per cento. Nel 2017 proseguirà la crescita dell’occupazione (+0,7 per cento) e la discesa del tasso di disoccupazione (6,8 per cento).
Nel 2016 l’occupazione dovrebbe superare dell’1,6 per cento il livello del 2007, alla vigilia della crisi internazionale innescata dai mutui statunitensi ad alto rischio. Nel biennio 2017-2018 dovrebbe instaurarsi un ciclo virtuoso, sulla scia del consolidamento della ripresa del Pil. Per quanto attiene la disoccupazione, lo scenario di Prometeia prevede per il 2016 una situazione meno critica, anche se attestata su livelli superiori agli standard del passato.
Il reddito disponibile delle famiglie e istituzioni sociali e private quest’anno dovrebbe aumentare del 2,8 per cento, accelerando sul moderato incremento del 2015 (+0,8 per cento). Note positive per il valore aggiunto reale per abitante, stimato in crescita dello 0,9 per cento, anch’esso in accelerazione rispetto all’evoluzione del 2015 (+0,5 per cento).
Secondo l’indagine Istat sul grado di soddisfazione dei cittadini divulgata in novembre, il 58,1 per cento delle famiglie emiliano-romagnole ha giudicato il livello della propria situazione economica molto o abbastanza soddisfacente, in miglioramento rispetto alla percentuale del 54,0 per cento del 2015. In ambito regionale l’Emilia-Romagna si è collocata tra le regioni con il più elevato livello di soddisfazione, preceduta da Valle d’Aosta, Lombardia e Trentino-Alto Adige, prima regione con una quota del 71,4 per cento, agli antipodi rispetto alla percentuale del 35,4 per cento della Calabria.
Per quanto concerne la valutazione della situazione economica rispetto al 2015, la percentuale di famiglie che l’ha reputata invariata si è attestata al 62,8 per cento, in forte aumento rispetto alla quota del 51,3 per cento del 2015. Il 6,5 per cento delle famiglie dell’Emilia-Romagna ha visto dei miglioramenti, più o meno marcati, in leggero ridimensionamento rispetto alla quota del 7,0 per cento di un anno prima. Si è allentata la quota di famiglie che l’ha giudicata un po’ peggiorata, scesa dal 32,7 al 24,7 per cento, e lo stesso è avvenuto per chi l’ha reputata molto peggiorata, dal 9,1 al 5,8 per cento.
Sotto l’aspetto del peggioramento della situazione economica, in ambito nazionale l’Emilia-Romagna si è collocata tra le regioni meno investite dal fenomeno, occupando il secondo posto alle spalle del Trentino-Alto Adige, che è nuovamente la regione con il più basso indice di peggioramento (20,2 per cento). Le regioni con il più elevato indice di peggioramento sono Sicilia (43,9 per cento) e Calabria (40,4).
Segnali sostanzialmente positivi a proposito di risorse economiche sono emersi Le famiglie che le hanno giudicate scarse sono scese al 29,7 per cento del totale contro il 32,2 per cento del 2015. Chi le ha considerate insufficienti ha inciso per il 4,7 per cento, in misura relativamente contenuta, anche se in leggera crescita rispetto alla percentuale del 4,3 per cento di un anno prima. Di contro è apparsa sostanzialmente stabile la platea di famiglie che ha giudicato le proprie risorse economiche ottime e adeguate: 63,5 per cento nel 2015: 63,7 per cento nel 2016. Sotto questo aspetto, l’Emilia-Romagna è la
settima regione del Paese, preceduta da Valle d’Aosta, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia e Trentino-Alto Adige, prima regione con una quota del 77,1 per cento.