La Soprintendenza di Ravenna ha emanato una circolare “in merito ad alcuni aspetti procedurali qualora le misure di contenimento emergenziale del COVID-19 rendessero possibile l’installazione di sedie, tavolini, ombrelloni negli spazi aperti soggetti alla disciplina del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i ( Codice dei Beni Culturali)”. Una circolare che chiede alle amministrazioni comunali puntuali impegni. In particolare “ per il periodo di emergenza in atto ( e comunque non oltre il 30.11.2020) e qualora le autorità governative ritengano fattibile l’installazione di tavoli, ombrelloni e sedie negli spazi pubblici all’aperto disciplinati dal Codice dei Beni Culturali e limitatamente per le occupazione di suolo pubblico temporanee ( ad esclusione pertanto dell’occupazione di suolo pubblico permanente) le Amministrazioni Competenti dovranno fare pervenire a questo Istituto al solo fine di consentire di valutare se sussistono i presupposti per attivare un procedimento di divieto così come disciplinato dal comma 1 dell’art. 20 del Codice dei Beni Culturali la seguente documentazione:
- 1) Relazione descrittiva relativa all’intervento da realizzare (generalità del richiedente, ubicazione, materiali, finiture, periodo di installazione, attestazione che non verranno eseguite opere e la perfetta reversibilità delle stesse);
- 2) Documentazione fotografica dell’area interessata estesa al contesto circostante;
- 3) Planimetria dell’area e distribuzione delle opere.”
Evidente che questa procedura rischia di rallentare tutto l’iter di approvazione per la collocazione di tavoli e sedie nelle piazze ed altre aree sottoposto a vincolo oppure la spiaggia.
Su questa circolare sono intervenuti con due comunicati i consiglieri comunali Mario Erbetta e Marzio Pecci della Lega.
L’ex consigliere di Patto Civico Erbetta, si chiede se “e’ possibile che nelle nostre istituzioni nessuno capisca il dramma delle nostre attività turistiche che rischiano di chiudere per sempre?
Se non si prendono provvedimenti certi subito, se non si danno protocolli certi e direttive univoche le nostre imprese nel dubbio non apriranno e sarà la fine della nostra economia turistica.
C’e’ bisogno di una deregulation temporanea per poter superare questo momento e provare a lavorare quest’estate. Ci vuole maggiore flessibilità verso coloro che sapendo di rimetterci economicamente comunque proveranno a riaprire. Il Soprintendente faccia un passo indietro se no l’immobilismo farà più vittime del coronavirus.”
Dello stesso tenore il comunicato del capogruppo della Lega Pecci:”Purtroppo la circolare, così come è stata scritta, frustra e paralizza l’iniziativa dell’imprenditore perché, anche in questi casi, viene imposta una procedura, lunga e complessa (dato che la circolare non indica in quali tempi il Soprintendente fornirà la risposta alla richiesta di parere preventivo) e, soprattutta onerosa, perché impone l’acquisto di materiali ed arredi che non potrebbero essere ammortizzati, in quanto destinati ed un impiego transitorio che non potrebbe andare, come scritto nella circolare, oltre il 30/11/2020. Rammento agli Uffici che la “leale collaborazione”, per come intesa dalla Corte Costituzionale (che essi citano) consiste nella condivisione di un problema per trovare rapidamente una soluzione, non nella creazione di iter burocratici con minaccia di divieti e sanzioni, come invece emerge dalla nota. E’, a questo punto, dovere del sindaco intervenire sia a livello ministeriale che di Governo del Territorio, affinché, partecipata la eccezionalità del momento, si superi la inutile burocrazia, che la circolare vorrebbe imporre, per evitare di costringere gli imprenditori ad avere risposte, tra l’altro costose, a babbo morto.”