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Istat, provincia di Rimini: in marzo mortalità aumentata del 68%. I dati di ogni Comune

L’Istat ha pubblicato un rapporto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), con una lettura integrata dei dati epidemiologici di diffusione dell’epidemia di Covid-19 e dei dati di mortalità totale acquisiti e validati da Istat. I principali risultati sono presentati a livello provinciale e per aggregazioni di province.

I dati di mortalità totale commentati si riferiscono al primo trimestre consolidato 2020 e riguardano 6.866 comuni (87 % dei 7.904 complessivi). Si tratta della prima volta che l’Istat diffonde questa informazione riferita a un numero così consistente di comuni.

Il primo caso italiano di Covid-19 viene segnalato in Lombardia il 20 febbraio 2020. L’intera epidemia è stata caratterizzata da una trasmissione locale, a parte i primi 3 casi importati dalla Cina a fine gennaio 2020.

La letalità è più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una co-morbidità (una tra: patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche).

Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità; di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710). A causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese, i dati riferiti a livello medio nazionale “appiattiscono” la dimensione dell’impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale.

Considerando l’andamento dei decessi per il complesso delle cause nel primo bimestre del 2020, rispetto al 2015-2019, e quello nel mese di marzo 2020, si può constatare come in quest’ultimo mese ci sia una importante “rottura” delle tendenze alla diminuzione della mortalità ravvisabile a inizio 2020. Anche quando non si ha una netta inversione di tendenza, infatti, la diminuzione dei decessi a marzo 2020 è comunque molto più contenuta rispetto ai due mesi precedenti.

A livello regionale, è in Lombardia che si riscontra l’inversione più marcata: si passa da una diminuzione dei decessi del 7,5% nel bimestre gennaio-febbraio 2020 – rispetto alla media nello stesso periodo 2015-2019 – ad un aumento del 185% nel mese di marzo, seguono l’Emilia – Romagna, con un aumento del 70%, il Trentino Alto-Adige (65%), e le Marche la Liguria e il Piemonte, con incrementi dell’ordine del 50%.

A causa della forte concentrazione del fenomeno, anche la sintesi a livello regionale non dà conto dell’intensità drammaticamente elevata che questo ha assunto in alcune aree.

A tale scopo un livello di dettaglio territoriale più efficace è senz’altro quello provinciale. All’interno della classe di province ad alta diffusione dell’epidemia, le più colpite hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al 2015- 2019, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (370%), Brescia (290%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).

La Provincia di Rimini si ferma al 68,2% di incremento. Anche in questo caso il dato provinciale in realtà non fotografa la situazione delle singole realtà comunali

Otto comuni segnano nel mese di marzo incrementi a tre cifre rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Complessivamente nel solo mese di marzo i deceduti sono aumentati di 184 unità rispetto alla media degli ultimi 5 anni.

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