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Rimini, Gnassi: “La fase 2 sarà più dura. Serve consapevolezza”

Si è riunito ieri mattina in videoconferenza il tavolo provinciale per il lavoro per confrontarsi rispetto alle indicazioni scaturite dal tavolo regionale per il lavoro e della cabina di regia Governo-Regioni che ieri hanno portato alla definizione delle prime linee guida per l’attuazione della ‘fase 2’ per l’emergenza Covid-19. Il tavolo si aggiornerà ed entrerà nella sua fase più operativa a inizio della prossima settimana, per raccogliere proposte specifiche da presentare alla Regione e quindi al governo. Al tavolo di questa mattina presieduto dal presidente della provincia Riziero Santi e dal sindaco Andrea Gnassi, hanno partecipato il prefetto Camporota, il direttore di Ausl Romagna Tonini, i sindaci Parma e Tosi per i rispettivi distretti e  i rappresentanti dei sindacati e delle diverse associazioni di categoria.

Di seguito l’intervento del sindaco di Rimini Andrea Gnassi.

“La cabina di regia nazionale alla quale ha partecipato il presidente Bonaccini in qualità di presidente della conferenza delle Regioni ha di fatto recepito la proposta scaturita dal tavolo regionale per il lavoro, che stabilisce alcune coordinate necessarie per cominciare a parlare di ripartenza dal 4 maggio – ha spiegato il sindaco Gnassi riepilogando quanto emerso dal confrontoFino ad oggi abbiamo condotto in Emilia Romagna un percorso serio e rigoroso. Oggi possiamo lanciare un messaggio di ripartenza, ma dobbiamo continuare a essere chiari con la comunità: la fase 2 che ci aspetta sarà tutt’altro semplice.

Innanzitutto partiamo da un presupposto: sulla ripresa delle attività produttive non c’è nessuna regione, né comune che possa decidere in autonomia. Ogni decisione sarà presa sul piano nazionale. Dobbiamo aspettare decretazioni del governo, che avverranno sulla base delle proposte delle Regioni, e che terranno conto delle prescrizioni delle autorità sanitarie, dalla disponibilità dei dispositivi di protezione, di precise modalità organizzative di lavoro.

Ma dobbiamo essere ancor più chiari nel dire che la fase 2 sarà sì una fase di transizione verso la riapertura, ma sarà lunga e complessa, che dovrà tenere conto di un’emergenza sanitaria che va verso una progressiva spianata, ma che ancora non è superata. Dopo il 4 maggio non ci sarà un ‘pronti e via’, si apre una fase nuova, forse più dura e dobbiamo esserne consapevoli, perché c’è un rischio di tenuta sociale.

Il punto chiave, che è stato esplicitato anche nel documento governo Regioni, è il “come” si sta al lavoro, come si potrà ricominciare a lavorare: è il come che determina il chi e il quando, che determina la possibilità di individuare chi ripartirà e quando si ripartirà. Tragitti casa lavoro,  modalità di accesso agli spazi di lavoro, possibilità di smart-working: chi e quando si ripartirà non dipenderà dalla volontà o dalle decisioni dei sindaci, ma sarà determinato dalle modalità che saranno individuate e messe in campo e che dovranno essere validate dalle autorità sanitarie. L’emergenza non è passata e il possibile ritorno del contagio aprirebbe scenari ancora più difficili da reggere. Lo sforzo che come comunità abbiamo fatto non deve essere vanificato”.

Dal governo nella tarda serata di ieri è stato inoltre specificato come la riapertura delle attività avverrà solo in accordo con le indicazioni scaturite dal comitato tecnico scientifico e dalla task force guidata da Colao. Saranno adottate linee guida nazionali e la riapertura avverrà secondo fasi precise e graduali lasciando autonomia alle Regioni per contemplare singole specificità, sempre però coordinate ed omogenee a livello nazionale.  Altro punto è la revisione dei tempi delle città; rimodulando quindi i tempi di apertura dei servizi, delle modalità di trasporto pubblico locale, lo scaglionamento degli orari di lavoro, una nuova gestione dei flussi di persone. Il sindaco ha ricordato come nel documento sottoposto dalla Regione al Governo si apra alla possibilità di partire prima del 4 maggio, per alcuni cantieri edili pubblici, in particolare quelli all’aperto e che possano garantire opportune misure di distanziamento, per i quali valutare procedure semplificate per la ripresa immediata; inoltre ci sarebbero le condizioni di ripartire anche per quelle filiere produttive maggiormente esposte alla concorrenza internazionale.

“Emerge fortemente il tema del turismo – sottolinea il Sindaco – quale uno dei settori tra i più esposti dalle conseguenze economiche del Covid, con tutta la sua filiera, dal ricettivo, ai pubblici esercizi e all’intrattenimento. Il turismo è colpito a morte. Su questo fronte c’è l’impegno dei ministri  Boccia e Franceschini a predisporre un piano straordinario, perché è chiaro che chi, come le imprese del turismo, non riuscirà a ripartire da subito, dovrà essere sostenuto con un intervento straordinario, garantendo liquidità nell’immediato”.

“Le modalità di ripartenza e di apertura delle aziende saranno incrociate con un altro tema, quello  dei test sierologici, che seguiranno le modalità stabilite dal comitato tecnico e scientifico. Anche in questo caso si sta agendo affinché ci sia un’omogeneità, con la possibilità che possano essere anche da istituti privati solo con l’autorizzazione delle regioni. Da questo punto di vista l’ordinanza della Regione di giovedì scorso ha introdotto una disciplina particolare per i territori sottoposti alle misure più restrittive, Rimini, Piacenza e Medicina, estendendo la possibilità di sottoporre a test non solo le categorie più esposte, ma in generale fasce più ampie di popolazione. Questo apre scenari complessi e sarà necessario capire e condividere come procedere”.

Santi e Gnassi hanno quindi annunciato la convocazione di un nuovo tavolo provinciale già a inizio prossima settimana per raccogliere proposte e contributi da sottoporre al tavolo regionale per il lavoro prima della prossima cabina di regia nazionale. “Sfruttiamo quanto tempo per mettere mano a proposte puntuali e sintetiche per strutturare il come si può ripartire”.

“C’è una consapevolezza diffusa, sia tra le categorie datoriali sia tra i rappresentanti del mondo del lavoro, che o se ne esce tutti o non se ne esce nessuno. Può apparire scontato, ma è questo che può fare la differenza per trovare efficaci strategie comuni. In altre regioni vediamo dinamiche di contrapposizione che finora in Emilia Romagna non si sono viste, abbiamo capito l’importanza di non agire in ordine sparso”.

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