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E’ morto Eduard Limonov, il nazional-bolscevico. A Rimini una delle sue ultime apparizioni

“Oggi, 17 marzo, è morto a Mosca Eduard Limonov. Tutti i dettagli saranno diffusi domani”: così il partito Altra Russia ha comunicato la morte del suo fondatore. Eduard Veniaminovich Savenko, in arte  Eduard Limonov, politico e scrittore aveva compiuto 77 anni lo scorso 22 febbraio. Lo scorso ottobre era stato ricoverato in ospedale per problemi di salute.

“È rimasto in contatto fino all’ultimo momento, ha parlato, potevamo scrivergli”, ha aggiunto su Telegram Serghej Shargunov, vice della Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) dando notizia della morte in una clinica moscovita.

Secondo il canale Telegram “Mash” Limonov era stato ricoverato il 15 marzo in una clinica privata dopo “una lunga battaglia oncologica”.

Scrisse oltre 70 libri, ma quello che lo consacrò alla fama il mondo fu opera di Emmanuel Carrère: tradotto in 23 lingue, fu un successo mondiale. Poche vite come la sua si prestano infatti a divenire un’opera letteraria e anzi fu questo l’obbiettivo di tutta la sua esistenza.

Nato nel 1943 a Dzerzhinsk, nella regione di Gorkij (oggi Nizhnij Novgorod), Limonov cresce a Kharkov nell’odierna Ucraina, è stato poeta, autore di romanzi auto-biografici che hanno riscosso successo in Francia, Russia e altri Paesi, guerrigliero nella Guerra civile jugoslava al fianco dei serbi, fondatore con Alexander Dugin e leader del Partito Nazional Bolscevico (NBP, successivamente messo al bando), si descrive come un nazionalista moderato, socialista “della linea dura” e attivista dei diritti costituzionali.

Come avversario politico di Vladimir Putin ma anche dei neocomunisti e alleato dell’ex campione mondiale di scacchi e attivista liberale Garri Kasparov, Limonov è stato uno dei leader del blocco politico L’Altra Russia e fondatore del partito omonimo, erede legale del NBP.

Lo pseudonimo deriva dal vocabolo russo лимон (traslitterazione: limon, limone) ed è correlato a лимонка (limonka, espressione gergale per la bomba a mano, che compare sullo stemma del partito L’Altra Russia), e gli venne dato dagli amici artisti per il suo stile corrosivo, a tratti esplosivo. Ha fondato il quotidiano nazionalbolscevico Limonka.

Quando crolla l’Urss, mentre il mondo osanna la perestrojka, lui chiede che Gorbaciov venga messo a morte. Si mette dalla parte dei criminali di guerra in ex Jugoslavia. Torna in Russia e si lancia in politica. Nel 1994, insieme al filosofo Aleksandr Dugin, al musicista Egor Letov e al compositore Serghej Kurekhin, fonda il Partito nazional bolscevico, oggi fuorilegge, dalla bandiera nazista con la falce e martello al posto della svastica. E finisce due anni (il 2002 e il 2003) in un campo di lavoro con l’accusa di essere un sovversivo.

Nel 2010 una nuova avventura politica: il partito Altra Russia al fianco dello scacchista Garri Kasparov.

Nel dicembre scorso Limonov era stato a Rimini dove non aveva smentito la sua fama: un affascinate provocatore di professione.

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