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Riccione: giovane rumena chiede aiuto ai parenti in Svizzera. I Carabinieri la liberano dagli sfruttatori

Gravi indizi di colpevolezza e pericolo di fuga. Con queste motivazioni, nella tarda serata di ieri, i Carabinieri di Riccione, hanno fermato due cittadini rumeni, con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e sequestro di persona nei confronti di una connazionale diciottenne.

Ad avviare l’intervento degli uomini dell’Arma è stata una segnalazione pervenuta nel pomeriggio al numero di emergenza 112 dalla Svizzera, da parte di un parente della giovane vittima che aveva poco prima inviato una richiesta d’aiuto tramite messaggi in chat ai propri familiari. In particolare, la diciottenne aveva raccontato di essere prigioniera presso un residence della Perla e tenuta ostaggio da un uomo ed una donna, rispettivamente Z.I.B., 33 anni e M.M.M., venticinquenne, che la costringevano – sotto minaccia di ritorsioni fisiche – a prostituirsi, tanto in strada (fino a quando è stato possibile prima delle restrizioni anti-covid19), quanto presso la propria camera. 

A seguito della segnalazione i Carabinieri si sono precipitati presso la struttura residenziale e al di fuori di questa hanno subito notato la giovane, in strada, scalza, in evidente stato di agitazione, alla quale sono state prestate subito le prime cure ed assistenza dopo che, nella concitazione del momento, ha spiegato ai militari di essere riuscita a scappare dall’appartamento ove era trattenuta approfittando di un attimo di distrazione dei suoi aguzzini. 

Questi ultimi sono stati immediatamente rintracciati dai militari e condotti in caserma dove è stata ricostruita l’intera vicenda. 

Nell’appartamento dei due indagati sono stati trovati chiari elementi di conferma di quanto asserito dalla giovane.

Un racconto straziante quello della giovane, scappata dalla propria famiglia in Romania e condotta in Italia, a Riccione, dall’uomo, con la promessa di una vita felice. Il giorno dopo il suo arrivo nella Perla, il sogno si è trasformato in un incubo: costretta a posare in intimo, la giovane ha visto le sue foto finire su un sito di incontri e successivamente ha cominciato a ricevere clientela procacciata direttamente dalla donna. 

Sorvegliata a vista e chiusa in camera dall’esterno quando non lavorava, ieri la diciottenne è riuscita a chiudere alle sue spalle la porta di quella stanza del terrore.

I due indagati, invece, sono stati trasferiti alle carceri di Rimini e Forlì.

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