“Mancano i dispositivi di protezione individuale per i camici bianchi del territorio, tra cui i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale, ma anche per il personale dipendente degli studi medici, come infermieri e segretarie”. A lanciare l’allarme, riportando una dichiarazione del segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), è Giulia Gibertoni (M5s), con un’interrogazione rivolta al governo regionale.
La richiesta dei medici, spiega la consigliera, “riguarda specifiche mascherine (con il filtro), camici monouso, occhiali e guanti”. Per l’organizzazione sindacale, prosegue, “occorrerebbe, inoltre, prevedere accessi controllati nelle sedi della guardia medica, così come negli studi dei pediatri di famiglia e dei medici di famiglia (peraltro i pazienti sono costretti a recarsi direttamente negli studi medici per il rilascio delle certificazioni di malattia)”.
La circolare ministeriale, sottolinea quindi la pentastellata, “contiene linee guida molto chiare per la gestione di un caso sospetto, prevedendo l’uso di dispositivi di protezione individuale”. I medici preposti alle cure primarie, rimarca, “sono i primi che le famiglie contattano in caso sospetto contagio e sono i professionisti che svolgono un ruolo centrale per la sostenibilità dell’intera filiera di trattamento del virus; per questo dovrebbero essere garantite loro particolari tutele”. Per lo stesso motivo, conclude la consigliera, “è stato deciso il blocco delle visite fiscali da parte dell’Inps, in attesa, appunto, dei dispositivi di sicurezza individuale”.
Gibertoni vuole quindi sapere dall’esecutivo regionale “quali azioni siano state messe in atto per risolvere questi problemi”.