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E’ deceduto Dino Amadori, fondatore dell’Istituto Oncologico Romagnolo

E’ deceduto per un infarto, il dottore Dino Amadori presidente dell’IRST, Istituto Scientifico Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori di Meldola. Aveva 83 anni. Amadori nella sua lunga carriera medica ha fondato  l’Istituto Oncologico Romagnolo nel 1979.

Si laurea con lode presso l’Università degli Studi di Bologna il 17 novembre 1961. La sua attività spazia dall’assistenza medica dei pazienti oncologici alla sensibilizzazione sul tema della prevenzione; dal miglioramento della qualità di vita delle persone terminali alla creazione di strutture apposite che possano condurre queste attività su una scala più ampia.

Ha istituito il Servizio di Prevenzione Oncologica dell’Azienda USL di Forlì ha ideato e realizzato il Registro Tumori della Romagna nel 1984;

Ha ideato e realizzato il Laboratorio Biologico Oncologico c/o la Divisione di Oncologia Medica dell’Azienda USL di Forlì nel 1980;

Ha ideato e realizzato l’Assistenza Domiciliare ai malati terminali nella realtà romagnola nel 1986;

Ha realizzato l’Unità di Epidemiologia e Statistica Biomedica dell’Istituto Oncologico Romagnolo;

L’attività scientifica consiste in oltre 380 pubblicazioni, la maggior parte su riviste a diffusione internazionale.

E’ stato  Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica dal 1997 al 1999 e membro delle principali Società Scientifiche nazionali ed internazionali in ambito oncologico.
Dal 1998 al 2001 ha fatto parte della Commissione Unica del Farmaco presso il Ministero della Sanità.

“La morte improvvisa del prof. Dino Amadoridichiara Renato Balduzzi, Presidente del Consiglio di amministrazione dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori – IRCCSnon soltanto lascia increduli i suoi familiari, gli amici e conoscenti che, ancora sino a pochi giorni fa, avevano potuto gioire della sua umanità e competenza, ma costituisce un significativo impoverimento per la sanità italiana ed europea, e un vuoto autentico per la Romagna tutta. Dino non si è mai sottratto al suo essere anzitutto medico, diremmo il medico di una volta, capace di sorridere, di rassicurarti, di ascoltarti, di proporti un percorso di speranza con parole comprensibili per tutti. Ma è stato un medico scienziato, che non ha mai smesso di studiare e di indagare i tumori con umiltà pari alle straordinarie qualità di ingegno e di capacità di lavoro. E altresì un medico organizzatore e promotore di legami, percorsi, protocolli”.

“La sua creatura, la sua casa profonda è stato l’Istituto di Meldola, un gioiello tenacemente pensato, disegnato, praticato sin dalla costituzione dell’Istituto oncologico romagnolo. E infine un medico con una singolare capacità di fare squadra e di dirigere senza essere mai ingombrante, come sanno bene Giorgio Martelli e i direttori generali dell’Irst-Irccs che lo hanno preceduto, e come possono testimoniare, oltre ai tanti suoi allievi sparsi in Italia e nel mondo, soprattutto Mattia Altini, Fabio Falcini, Marco Maltoni, Giorgio Martelli, Giovanni Martinelli e Giovanni Paganelli, per menzionare i suoi più stretti quotidiani compagni nella battaglia contro il cancro. Profondamente legato al suo territorio e alla sua Regione come forse soltanto i romagnoli sanno esserlo, era cittadino del mondo, capace di attenzioni verso i più deboli e gli ultimi: ne sanno qualcosa, oltre che gli innumerevoli suoi pazienti italiani, i grandi e i piccini della Tanzania presso i quali si recava, con Patrizia, appena poteva. La nostra amicizia, cresciuta nel corso degli ultimi venticinque anni, ha costituito per me un dono prezioso, di cui ringrazio quel Signore della vita in cui Dino, anche in mezzo a prove e difficoltà, non ha mai smesso di credere e al quale non ha mai cessato di affidarsi”.

 

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