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Rimini, il contenzioso è un ginepraio e l’America Graffiti rischia di restare chiuso a lungo

Niente più Happy Days all’America Graffiti. L’improvvisa chiusura del ristorante sulla spiaggia di piazzale Kennedy sta facendo scalpore a Rimini. Una ventina di dipendenti di punto in bianco senza lavoro e un’altra attività in meno in una zona molto centralissima per l’economia turistica cittadina.

Nel pomeriggio di oggi l’assessore Jamil Sadegholvaad aveva comunicato che della vicenda fa parte il mancato pagamento della tassa di registro della concessione demaniale; il Nettuno si sviluppa infatti su un’area del Demanio dello Stato.

I subconcessionari, in una nota hanno spiegato la loro versione dei fatti. ” Poche righe per raccontare cosa succede al Nettuno. Esattamente 10 anni fa la nostra società, dopo lunghissima trattativa, chiudeva un importante accordo commerciale con la Signora Renata Cabrini per la rinascita dello storico locale Nettuno. Lei, che lo aveva costruito e gestito insieme al marito per 50 anni, decideva di affittarlo a noi affidandoci un gravoso impegno: ristrutturare un immobile decadente da anni, ricostruire un’azienda, pagare i canoni demaniali, tentare di riconciliare i figli tra loro in lite. Renata è morta all’età di 92 anni nel 2013, lasciando ai figli, oltre all’incasso degli affitti, la gestione del bagno e del chiosco sulla spiaggia. Noi abbiamo onorato ogni impegno, ma il canone demaniale corrisposto ai figli non è mai stato riversato (se non in minima parte e solo per alcuni anni) al Demanio; fino al punto che l’Agenzia dell’Entrate, nell’estate del 2018, è intervenuta chiedendo direttamente a noi di pagare nelle sue casse il canone che avrebbero dovuto pagare i titolari della concessione demaniale.

Siamo stati dunque costretti, nostro malgrado, ad interrompere un pagamento fino a quel momento versato regolarmente entro il giorno 10 di ogni mese, pur continuando a trattare l’acquisto delle quote con la società titolare della concessione demaniale, così da lasciare a noi, poi, il pagamento (anche) di tutti i debiti pregressi e delle sanzioni.

In questi dieci anni abbiamo impiegato tutte le risorse possibili per dar seguito alla conduzione di un’azienda che pur tra queste mille difficoltà (non ultimo il cantiere che dal 2016 ha stravolto e bloccato piazzale Kennedy, proprio davanti al locale) ha sempre continuato ad essere aperta, dando un servizio 365 giorni all’anno dalla colazione a tarda notte. Abbiamo sempre pagato regolarmente dipendenti, fornitori e tasse. Sennonché, i figli della sig.ra Renata, a più riprese, hanno chiesto al Tribunale di Rimini la concessione di un sequestro giudiziario –che veniva respinto-, di un sequestro conservativo –che veniva respinto-, di un’ingiunzione di pagamento –ancora respinta- e un provvedimento d’urgenza per la riconsegna dell’azienda –parimenti respinta-. Gli stessi impugnavano (solo) il provvedimento d’urgenza e il Tribunale, inaspettatamente, provvisoriamente accoglieva l’impugnazione e disponeva la restituzione dell’azienda.

Il risultato, ora, in attesa del pronunciamento definitivo del Tribunale, è che ventidue dipendenti, che in estate diventano quaranta, sono a casa. Chi ha chiesto la restituzione dell’azienda non è infatti in grado di garantire il diritto dei lavoratori alla prosecuzione dei contratti, così come previsto dalla legge in caso di retrocessione dell’azienda.

Continueremo a lottare, in ogni sede e grado di giudizio, per garantire la continuità lavorativa agli oltre venti dipendenti e per tutelare i nostri ingenti investimenti. Continueremo a batterci per continuare a dare vita al Nettuno.

L’avvocato dei concessionari, Paolo Santoro, non la vede allo stesso modo. Riguardo dichiarazioni dei concessionari, per ora si trincera dietro un secco “no comment”. Ci tiene però a spiegare che “la causa è stata iniziata dai gestore Nettuno 2010 srl (American Graffiti), con il ricorso del 19 ottobre 2018, in cui si sosteneva che il contratto di affitto del ramo d’azienda “Bar Ristorante Nettuno” fosse nullo perché la società non esisteva nel 2010; non gli sarebbe dunque stata consegnata nessuna azienda, né tanto meno all’epoca vi erano dipendenti. Per questo i gestori chiedevano la restituzione di quanto pagato fino a quel momento per i canoni di affitto. Ovviamente la società concessionaria affittante necessita di riscuotere gli affitti per poter pagare i canoni demaniali”.

Al momento, commenta, il legale, “siamo in attesa della decisione del giudice; per rispetto del magistrato preferiamo non rilasciare dichiarazioni. Come detto, quando arriverà sarà possibile fare tutte le considerazioni del caso. I signori Parmeggiani esprimono un umano dispiacere nei confronti dei dipendenti dell’American Graffiti, ma non sono responsabili nei loro confronti sotto qualunque aspetto“.

Intanto sulla pagina Facebook dell’America Graffiti Rimini è comparso questo post:

“È con grande dispiacere che siamo costretti a comunicare la chiusura temporanea del Ristorante America Graffiti di Rimini, per cause non dipendenti dalla nostra volontà.
Stiamo lottando strenuamente per poter riaprire il nostro/vostro locale e restituire così serenità a tutti i ragazzi nostri collaboratori.
La disputa della quale siamo rimasti vittima è complessa e non di facile risoluzione, ma confidiamo che il tempo possa darci ragione. Nel frattempo siamo certi del supporto di tutti i nostri affezionati clienti, noi teniamo duro e non ci arrendiamo.
Arrivederci a presto!”.

Un arrivederci, si teme, piuttosto ottimistico. Il contenzioso rischia di trascinarsi a lungo. Il Comune di Rimini può si revocare la concessione, ma finché il tribunale non avrà detto chi ha ragione e chi ha torto, non sarà possibile pubblicare un bando per individuare un nuovo concessionario. Con il rischio che il Nettuno di piazzale Kennedy resti chiuso per molto tempo.

 

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