Il fascismo conviene agli italiani
perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni,
esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità.
Il fascismo è demagogico ma padronale.
Retorico, xenofobo, odiatore di cultura,
spregiatore della libertà e della giustizia
oppressore dei deboli, servo dei forti,
sempre pronto a indicare negli “altri”
le cause della sua impotenza o sconfitta.
Il fascismo è lirico, gerontofobo,
teppista se occorre, stupido sempre,
alacre, plagiatore, manierista.
Non ama la Natura, perché identifica
la natura nella vita di campagna,
cioè nella vita dei servi: ma è cafone,
cioè ha le spocchie del servo arricchito.
Odia gli animali, non ha senso dell’arte
non ama la solitudine, né rispetta il vicino,
il quale d’altronde non rispetta lui.
Non ama l’amore, ma il possesso.
Non ha senso religioso,
ma vede nella religione il baluardo
per impedire agli altri l’ascesa al potere.
Intimamente crede in Dio,
ma come ente col quale ha stabilito
un concordato, do ut des.
È superstizioso,
vuol essere libero di fare quel che gli pare,
specialmente se a danno
o a fastidio degli altri.
Il fascista è disposto a tutto purché
gli si conceda che lui è il padrone,
il padre.
Le madri sono generalmente fasciste.
Ennio Flaiano (Pescara, 1910 – 1972)
(Nell’immagine in apertura Ennio Flaiano con Federico Fellini, per il quale scrisse le sceneggiature di Luci del varietà, Lo Sceicco bianco, I Vitelloni, La strada, Il bidone, Le notti di Cabiria, La dolce vita, Le tentazioni del dott. Antonio, 8½, Giulietta degli spiriti)