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Gli Alpini a Rimini: “Vogliamo di nuovo la naja”

Un colpo d’occhio straordinario quello che questa mattina presentava lo RDS Stadium di Rimini: quasi 4.000 alpini gremivano ogni ordine di scalinata del palazzetto. Tutti col cappello e la penna nera, molti in divisa delle varie sezioni, centinaia i labari di sezioni e gruppi.

A tutti il benvenuto del Presidente della Sezione bolognese-romagnola Vittorio Costa. E a seguire i saluti, calorosi e affettuosi, del Sindaco Andrea Gnassi, del Presidente della Provincia di Rimini Riziero Santi, del Segretario di Stato all’Istruzione e Cultura della Repubblica di San Marino Marco Podeschi, del Vice-Prefetto Vicario di Rimini.

A loro ha risposto il Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero, ringraziandoli per l’accoglienza odierna e per il lavoro che si sta organizzando per la 93.a adunata nazionale degli alpini a Rimini a maggio 2020.

Poi, alle 11, sono iniziati i lavori del primo incontro promosso dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’ANA con i Presidenti di Sezione e i capigruppo per discutere sul tema “Futuro associativo. I prossimi 100 anni”. Un centinaio le sezioni, fra italiane ed estere, presenti a Rimini, in rappresentanza dei 270.000 alpini soci iscritti e degli 80.000 amici e aggregati.

Il Presidente Favero ha aperto l’incontro: nella sua relazione introduttiva tre i temi toccati. 

Cos’è l’ANA: un organismo democratico, ma gerarchicamente organizzato. Una associazione d’arma, che si deve muovere all’unisono. Non sono ammesse realtà che operano in autonomia, che rischiano, con libere interpretazioni, spaccature dell’associazione. Per il confronto, e per le scelte di cambiamento, abbiamo gli incontri dell’Assemblea Nazionale dei Delegati.

Il riconoscimento del ruolo dei capigruppo, colonna portante dell’ANA. E’ grazie al loro operato che saremo capaci di costruire e determinare il futuro dell’ANA.

Infine l’affermazione che il riferimento per le nostre azioni è e sarà sempre la Costituzione. In particolare ci riferiamo all’art. 52 che così recita: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”. Il Presidente Favero ha detto che è ora di rivedere la scelta fatta alla fine del 2004, quindici anni fa, di abolizione del servizio di leva obbligatorio. Ha sottolineato che questo è un messaggio forte che si rivolge alle forze politiche e agli organi istituzionali del Paese, in un momento certamente non ideale. Ma se l’ANA tutta condividerà questa indicazione, essa dovrà divenire una battaglia di tutta l’Associazione. La proposta dovrà basarsi su una mini-leva obbligatoria per tutti i giovani, di qualche mese.

La discussione immediatamente avviatasi ha visto nella mattinata l’intervento di una decina di alpini, di varie sezioni. Tutti gli intervenuti hanno appoggiato la proposta del Presidente nazionale a proposito della necessità di una mini-leva obbligatoria, ma hanno anche sottolineato il ruolo che gli alpini giocano ormai da tempo nel sistema della Protezione Civile nazionale e della voglia di coinvolgere i giovani in queste attività, anche attraverso l’organizzazioni di campi scuola ad hoc. “Il nostro saper fare dobbiamo trasmetterlo ai giovani” ha detto Franco Zoia della Sezione di Torino. “I giovani dobbiamo sapere come fare per incontrarli e dargli la possibilità di dimostrare le loro capacità” ha insistito Andrea Coni della Sezione di Udine.

L’incontro sarà chiuso in serata dalle conclusioni del presidente Favero, che proverà a portare a sintesi i numerosi temi emersi dalla discussione. In serata festa per tutti i partecipanti a RDS Stadium con fanfara e cori alpini, ma piadina romagnola per tutti.

L’appuntamento conclusivo domani mattina, alle ore 10, con la sfilata degli alpini dall’Arco d’Augusto al Ponte di Tiberio.

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