Né carne né pesce. Gli albergatori di Riccione archiviano così la stagione estiva 2019, non certo destinata a restare negli annali. Dal consueto questionario consegnato a 136 propri iscritti, l’associazione estrae queste percentuali di soddisfazione: sufficiente per il 37%, discreta per il 41%, negativa per il 15%.
“Stagione complessa, non è andata né bene né male”, appunto, secondo il presidente Bruno Bianchini. Purtroppo, vira verso il male il fatturato, dato in diminuzione quasi la metà degli interpellati, ben il 43%. Sostanzialmente tengono invece presenze e pernottamenti: rispettivamente +0,7% e -0,3%.
Una stagione che si era presentata promettente con prenotazioni in aumento, ma che poi ha perso colpi strada facendo. Motivi? Secondo il presidente degli albergatori riccionesi, il risveglio della concorrenza nel Mediterraneo ma anche la scontistica forsennata, così che piatto si è ristretto.
Confermato poi il netto calo di appeal della Perla sui mercati esteri, già segnalato dei dati Istat. Restano le fedellisime Lombardia ed Emilia Romagna a riempire da sole metà nelle camere. Ma un tempo erano fedeli anche i tedeschi, che invece quest’anno segnano fin qui un pauroso -7,1%. E gli altri fanno ancora peggio: Austria -11%, Francia -12%. Aumentano dell’11% almeno gli inglesi; però i russi, che sono scesi più numerosi all’aeroporto di Miramare, evidentemente non hanno scelto Riccione, essendo risultati largamente insufficienti per colmare le perdite, che fra gennaio e settembre ammontano al 4,8%. Diventano così un miraggio le 614mila presenze straniere del 2019. Se infatti gli arrivi sono stabili i pernottamenti sono in calo del 4,8%.
Fra le fasce d’età, l’unica che cresce è quella fra i 54 e i 65 anni, mentre resistono i più anziani. Queste due categorie sono anche quelle che da sempre hanno permanenze più lunghe, anche se nel 2019 anche loro hanno limato di qualcosa. Stabili le fasce 13-17 e la più forte, quella 45-54 anni, mentre indicano il segno meno tutte le altre; più accentuato, purtroppo, proprio in chi ha fra i 35 ed i 44 anni, cioè la seconda in ordine di presenze: poco più di 114 mila contro le quasi 122 mila del 2018.
Fra le altre domande del questionario, quella sulla voglia di investire da parte degli albergatori. La maggioranza risponde che vorrebbe farlo ancora, ma lamenta tasse, burocrazie e difficili relazioni col proprio personale.
Riguardo al marketing, il passaparola regna sovrano ed è ancora la prima fonte di clienti; ma inevitabilmente tutti devono avere a che fare con il web: e qui gli investimenti sono cresciuti di ben il 35%.
E qualità urbana? Per il 40% degli albergatori è “sufficiente”, per il 30% “discreta”. Solo il 3% la trova “molto positiva”; è poi “negativa” per il 19% e “molto negativa” secondo l’8%. E la lista dei desideri è lunga: tutela del mare, manutenzione dei marciapiedi, recupero delle colonie abbandonate e degli alberghi chiusi. Fanalini di coda, le colonnine per auto elettriche, l’aumento delle ore con traffico chiuso e le aree per i cani.
La classifica eventi che sono piaciuti di più agli albergatori riserva una piccola sorpresa: vince il “misanese” MotoGP, davanti a Deejay on Stage e Riccione Ice Carpet. Resta indietro il Giro d’Italia, superato dai Concerti all’alba sulla spiaggia; arranca in salita la Primavera del Giro, che si ritrova davanti il Cinema in giardino, Cinè e udite udite, perfino la Notte Rosa, più gradita rispetto agli scorsi anni.