Se ho capito bene, i patiti di astrologia sostengono che il saper convivere con la contraddizione rappresenti un’attitudine zodiacale del segno dei Pesci. Sia come sia, per una di quelle forme di “sdoppiamento interiore” che non mi sono nuove, in questi giorni – vedi l’articolo precedente – mi capita spesso di ingaggiare animate discussioni politiche con me stesso… senza mai raggiungere un accordo; o senza che una delle mie due “parti belligeranti” (quella “di pancia” e quella pseudo-riflessiva) riesca almeno a tacitare l’altra.
Dicendola in romagnolo stretto, alla prima delle due “viene da strimolire” al pensiero di dover considerare suo alleato Di Maio, la cui balbettante cultura politica è un mix di superficialità, supponenza e analfabetismo istituzionale. Ben testimoniati dall’insulsaggine con cui egli ostenta, a mo’ di trofeo, quello che i qualunquisti chiamano “il taglio delle poltrone”. Ossia lo sfregio di aver ridotto il numero dei parlamentari non già nel contesto di una riflessione complessiva su natura e funzionamento delle Camere, ma per effetto di una ricattatoria imposizione grillina all’alleato di turno: ieri tollerata da Salvini, che come si sa preferiva il Papeete a Palazzo Madama; oggi “compensata” dalla vaga promessa al PD di iniziare quella riflessione con calma, uno di questi giorni.
E sì che al referendum del 2016 lui aveva avuto una parte di rilievo – insieme a Berlusconi, a Salvini, a D’Alema e ai neo-fascisti – nell’affossare un’organica riforma costituzionale che conteneva anch’essa quella riduzione, conferendole però ben altra dignità e compiutezza democratica.
Per non parlare dell’aberrante ossessione di Gigino a voler “violentare” la Costituzione introducendo il famigerato “vincolo di mandato”, col risultato – è il sogno di Casaleggio – di ottenere così un “Parlamento di ricattabili”, dove poche teste pensano e decidono per tutti.
Ma ad un certo punto della mia solitaria “singolar tenzone”, ecco che a frenare “l’io di pancia” interviene “l’io razionale”, che in fondo ha gioco facile nel riportarmi alla dura necessità di stare con i piedi per terra. Basta infatti che una “vocina dentro” mi sussurri: «Allora preferivi continuare ad avere Salvini tra le scatole?» Devo però ammettere che nemmeno con il subentro della “componente di testa” riesco ad assumere un atteggiamento… da gentleman.
Faccio un esempio. Ho sostenuto e “predicato” per una vita che la battaglia politica non dev’essere “contro qualcuno”, ma “per qualcosa”. Invece oggi finisco per assomigliare a certi patiti di motociclismo e supertifosi di Valentino Rossi, i quali, visto che il loro idolo non riesce più a vincere, “sfogano” il tifo per lui augurandosi “almeno che Marquez cada”. E non tutti aggiungono “…però senza farsi male”.
Come ben s’intuisce, è Salvini il mio Marquez; al quale auguro sì di cadere facendosi più male possibile, ma in senso metaforico, sia chiaro.
Certo che dà soddisfazione, vedendolo queste sere in Tv, constatare, che all’opposto del burdlàz spagnolo, ha proprio subito “un bel calone”. Prima, per arroganza e violenza verbale, appariva quasi la reincarnazione di Tarquinio il Superbo, quando ancora tramava per imporsi con la forza re di Roma. Il pigolante eloquio cui si lascia andare nelle sue recenti comparsate televisive, sembra invece parafrasare le lamentazioni del Calimero di Carosello: “Qui ce l’hanno tutti con me perché sono grande, grosso e pataca fino all’osso. É un’ingiustizia, però…”
L’odierno “Salvini di risulta” ha dato il meglio di sé sproloquiando nei giorni scorsi a sostegno di una ridicola fake new. Quella secondo cui, in preparazione della Festa di San Petronio, il classico turtlèn bulgnàis, con ripieno di maiale, sarebbe stato sostituito da un anemico “tortellino con pollo”, per imposizione del Vescovo Matteo Zuppi, che non a caso l’eversivo Papa Francesco avrebbe di lì a poco nominato cardinale.
Come tutte le fake news – io preferisco chiamarle stronzate – anche quella del “tortellino taroccato” ha avuto bisogno di due condizioni per insorgere: il solito “cretino iniziale” (quasi sempre fan di Salvini) ad inventarsela, più un bel numero di coglioni (in maggioranza presumibilmente leghisti) a diffonderla il più velocemente possibile.
In realtà nessuna profanazione: tutto si riduceva al fatto che, insieme a quintali di “sacri tortellini bolognesi” se ne stessero preparando pure alcuni chilogrammi con ripieno di pollo, destinati a quanti avessero qualche motivo per non mangiare carne di maiale.
È quindi caduta nel ridicolo l’ennesima pagliacciata di Salvini, che durante un comizio in Umbria aveva tromboneggiato: «Il vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi lancia i tortellini senza maiale come segno di rispetto. Vi rendete conto? Stanno cercando di cancellare la nostra storia, la nostra cultura». E pare che mentre lo diceva tenesse in mano un tot di santini votivi di un taglio che, visti da lontano, potevi anche scambiarli per una mazzetta di rubli.
Sarebbe come se un giorno io, andato via di testa, decidessi di prendere parte alla carnevalata legaiola di Pontida, dove ti fanno mangiare la Cassœûla, che ha come ingredienti base la cotenna, l’orecchio e i piedini di porco, amalgamati alla verza.
A quel punto non potrei fare a meno di chiedere che il maiale mi venisse sostituito con qualcos’altro, magari con il Formai de Mut, tanto per onorare ugualmente la cüsina de l’Alta Val Brembana..
Vorrebbe forse dire che starei inconsciamente diventando musulmano? O forse offenderei la tradiziun lumbarda?
Oppure arrecherei sfregio alla memoria di Alberto di Giussano, o al ricordo delle Cinque Giornate di Milano?
No di certo. Molto più semplicemente, pur adorando la verza ed essendo disposto a farmi piacere anche la cotenna e l’orecchio, non riuscirei proprio ad addentare i piedini del povero suino.
Un problema che Salvini non ha, perché lui il baghino lo adora. Che c’entri qualcosa “l’idem sentire” di cui in passato farfugliava spesso Bossi?
Nando Piccari
Post scriptum: Disprezzo per entrambi
Il pericoloso idiota che siede alla Casa Bianca ha così dato via libera al criminale disegno del semi-nazista Erdogan di sterminare il popolo curdo.
Fino a che i Curdi sono andare a morire al posto di americani e turchi nella guerra per sconfiggere l’Isis, i due cialtroni li hanno tollerati e, nel caso di Trump, perfino assecondati. Ma oggi che il tempo è scaduto, il lestofante tiranno della Turchia ha ripreso a chiamarli “terroristi”.
E pensare che c’è ancora chi vorrebbe il dittatore Erdogan fra i Capi di Stato dell’Unione Europea.