Giovedì scorso il Consiglio dei ministri, ha inserito e approvato la “norma salva centri storici” nel decreto legislativo “Scia 2″, attuativo della legge delega di riforma della pubblica amministrazione presentata dal ministro Madia.
Una disposizione sollecitata con forza da alcuni sindaci ed in particolare da quello di Firenze Dario Nardella.
Con questo decreto, il Governo, dando facoltà ai comuni, d’intesa con le regioni e sentite le soprintendenze, di adottare un regolamento per salvaguardare le zone di «particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico».
D’ora in avanti i sindaci potranno vietare o contingentare l’esercizio di una o più attività commerciali «in quanto non compatibili con le esigenze di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale», recita la norma. Offrendo ai primi cittadini il potere di dire no al dilagare di fast food di fascia infima, minimarket, kebabbari e rivenditori di souvenir dozzinali, che alla lunga rischiano di danneggiare il decoro delle aree monumentali.
In sostanza viene esteso quel che già il Codice dei Beni culturali prevedeva per gli ambulanti: ovvero lo stop alla vendita su suolo pubblico nelle piazze storiche ed in ogni caso luoghi da tutelare in accordo con i comuni.
In forme diverse, ma con strumenti adeguati, forse sarebbe anche il caso di regolamentare e riorganizzare il commercio non solo nei quartieri storici e monumentali, ma nelle aree turistiche più rilevanti e di pregio delle nostro Paese e della nostra costa, come Marina Centro o l’Isola dei Platani e i vari “salotti” delle nostre località balneari.