Dunque la notizia del giorno è che a Viserba sono stati vinti 210 mila euro alla videolottery. Il fortunato viene descritto come “cliente abituale del locale TerryBell”, che “nella giocata fortunata aveva investito circa 50 euro in tentativi, fino a quando la fortuna gli ha sorriso”. Dopo
Solo alcuni giorni prima erano stati diffusi i dati sul gioco d’azzardo alle slot machine, che vede Rimini in testa alle classifiche regionali.
Gran stracciarsi di vesti e pensose reprimenda. La Consulta antiusura chiede: «Subito divieto totale di pubblicità del gioco d’azzardo». Altri invocano più fondi per le strutture di recupero dei giocatori compulsivi, o restrizioni sulla collocazione delle sale giochi, o incentivi per chi non ne installa nel suo locale, eccetera.
Ma tutto evapora nel giro di 24 ore, appena “la fortuna sorride” a qualcuno.
Il flusso delle notizie ha le sue logiche e le locandine delle edicole a quanto pare devono soggiacervi. Eppure è difficile non restare sconcertati di fronte alla schizofrenia di questa successione di messaggi. Dunque il giocatore incallito è da compatire e aiutare finché perde, o da invidiare ed esaltare non appena vince?
Con buoni motivi, si accusa lo Stato di ipocrisia quando con una mano spende soldi per recuperare le vittime di una vera e propria patologia e con l’altra incassa i proventi del gioco. Salvo nuovamente indignarsi perché incassa troppo poco.
Il gioco d’azzardo non è un gioco, è un affare maledettamente serio. E prima di distribuire etichette di “ipocrisia”, sarebbe utile rileggersi uno degli ultimi messaggi che Vittorio Sermonti ci ha regalato prima di lasciarci: “Impariamo a dubitare anche di noi, amici cari”.