“La notizia dell’arresto della presidente dell’associazione Butterfly di Riccione, perché accusata di malversazione, minacce ed estorsione nei confronti delle stesse donne, vittime di violenza, che avrebbe dovuto sostenere sconvolge tutti. Il tema è delicatissimo e le indagini sono tuttora in corso, ma gli indizi di colpevolezza appaiono gravi. Credo che vada fatta una riflessione prima ancora che inizino le strumentalizzazioni del caso” – spiega la consigliera regionale del Partito Democratico Nadia Rossi.
“Parliamo di …” ormai è diventato uno slogan che passa dai social alle t-shirt di una nota senatrice ed esponente della Lega, che si prepara evidentemente in questo modo alle elezioni regionali in Emilia-Romagna. – prosegue Rossi – Oggi mi sento di dover riflettere su questo modus operandi. Potrei mettere anch’io una t-shirt come la sua, oggi e chiedere: “Parliamo di Riccione?”, visto che la presidente di Butterfly non ha mai nascosto né le sue simpatie né le sue relazioni con noti esponenti del centrodestra locale. Ma no, noi non la indosserò quella t-shirt. Neppure cambiando, anzi ribaltando quella scritta. E non per generosità d’animo, ma per due ragioni importantissime, ed entrambe riguardano il significato che do a quello che faccio, sia come donna impegnata nella politica che come donna tout court. Si tratta di temi delicati che fanno rabbrividire e scuotono la coscienza di ognuno di noi. Nelle indagini che in questi mesi stanno colpendo l’Emilia-Romagna sono coinvolte donne e bambini, anche se a diverso titolo. Il che rende i crimini, se le accuse verranno dimostrate, particolarmente violenti”.
“A fronte di questo la strumentalizzazione politica dovrebbe fare un passo indietro, e lasciare il posto agli accertamenti della magistratura. La Giustizia, però non ha i tempi di un tweet. Ha bisogno di prove, di riscontri, di valutare e, se del caso, respingere le confutazioni. Ha bisogno di certezze, la Giustizia. Come è lenta, la Giustizia. A volte troppo, certo. Ma a volte dovremmo tentare di immedesimarci: un esercizio utile che nessuno fa più. Se la presidente di Butterfly fosse vostra sorella, figlia, madre, allora sentireste tutto l’orrore, tutta la violenza di questo giudizio sommario che distrugge prima che un solo giudice legga il primo dei documenti nel fascicolo. Sentireste tutta l’inciviltà, la vedreste soffrire, e vi sentireste impazzire. Anche questa è violenza, e ne stiamo facendo un’abitudine. Ecco. Per questo non mi convincerete mai a mettere la maglietta “Parliamo di Riccione” preferirei metterne un’altra per chiedere: “Parliamo di come vogliamo diventare?”, conclude Nadia Rossi.
Da parte sua, il segretario provinciale PD Filippo Sacchetti e il segretario comunale dem di Riccione Alberto Arcangeli, in una nota congiunta dichiarano: “Lo scandalo del caso Butterfly non può lasciarci indifferenti. Chi si approfitta di donne già duramente colpite dalla violenza in ambito familiare, messa in atto proprio da chi dovrebbe amarle e sostenerle, non può che suscitare in noi sdegno e sgomento. Mantenendo sempre come punto fermo il fatto che le indagini sono ancora in corso e che la giustizia farà il suo corso per stabilire responsabilità e colpe, noi, la direzione provinciale del Pd, non possiamo che dirci offesi”.
“Ci sentiamo offesi perché un episodio del genere va a macchiare l’intera comunità, con il rischio di diffondere la diffidenza anche nei confronti di quelle associazioni del territorio che da anni si battono efficientemente e seriamente contro la violenza sulle donne. La stessa preoccupazione, tuttavia, non pare essere stata espressa dalla sindaca della città di Riccione, Renata Tosi, fino ad ora silente in merito a una questione così delicata e impattante nella comunità locale. Un silenzio che stupisce ancor più considerando che l’associazione Butterfly, presieduta dalla 35enne Clarissa Matrella, aveva ricevuto contributi anche da parte del Comune di Riccione”.
“La stessa sindaca, che, al contrario, si è dimostrata molto attiva, su Facebook, nella campagna leghista contro Bibbiano. Tuttavia, noi non replicheremo lo stesso modello di comportamento, non pronunceremo mai un “parlateci di Riccione”. Il nostro stile è differente e come tale vogliamo mantenerci. Non intaseremo le bacheche di facebook di fake news e messaggi infamanti. Però chiediamo che per una volta ci sia onestà intellettuale e rispetto degli altri. Delle donne in difficoltà in modo particolare”.
“Noi – ribadiscono Sacchetti e Arcangeli – staremo ad attendere che la magistratura faccia il suo corso, rimanendo ad ascoltare il rumoroso silenzio di Renata Tosi sullo scandalo Butterfly”.
Dal Comune di Riccione nel frattempo arriva la nota della Commissione Pari Opportunità, presieduta da Barbara Bassan: “E’ ancora forte lo sgomento a seguito della notizia appresa dalla stampa circa l’arresto della presidente dell’associazione Butterfly. Venire a conoscenza che, chi dovrebbe occuparsi di tutelare e aiutare le donne che si trovano in condizioni di sofferenza e difficoltà, è accusata dei reati di truffa, estorsione, minaccia e falso lascia esterrefatti. La rabbia e l’amarezza provate per questa vicenda non solo ci addolora ma ci spinge a continuare con rinnovato impegno ad operare a fianco di chi ha bisogno di ascolto, lealtà e di aiuti concreti contro ogni episodio di violenza. Non è ammissibile che si verifichino situazioni drammatiche come questa: riporre fiducia verso chi dovrebbe dare sollievo e scoprire di aver invece subito un così grave inganno. Una cosa è certa: il nostro lavoro di ascolto e di impegno verso le donne vittime di violenze o bisognose di aiuto, non solo non verrà a mancare, ma sarà ancora più forte adesso e in futuro”.