“No, nessuna polemica. Volevo solo ricordare i tanti amici che non ci sono più. Quelli che come me hanno passato tutta la vita in quella banca scomparsa un anno fa”. Per questo sabato alle 18 nella chiesa di Santa Rita si celebrerà una Messa in requiem per la Cassa di Risparmio di Rimini. Commemorazione debitamente annunciata con manifesti funebri.
“Giorgio Parmeggiani – si legge nel manifesto – dipendente, figlio di dipendente, vuole ricordare i soci fondatori, i soci, i dirigenti e i dipendenti, che in centoquarant’anni l’hanno fatta crescere fino a diventare la prima banca della Provincia, con una S. Messa che sarà celebrata sabato 7 settembre alle 18 nella Chiesa di Santa Rita”.
Il ragioner Giorgio Parmeggiani ha 91 anni, “di cui 110 passati nella banca”. Prego? “Sì, perché – spiega – mio padre Luigi, ‘Biginìn’, nel 1909 fu assunto come fattorino nella Cassa di Risparmio mio padre Luigi. Ci rimase 42 anni e quando andò in pensione entrai io. Vi lavorai per 34 anni e da altrettanti sono in pensione, dopo un dissidio con il direttore di allora”.
Parmeggiani non fu un bancario qualsiasi: era il cassiere capo della sede centrale di piazza Ferrari. Come dire il capitano sul ponte di comando, da dove dirigeva tutto il flusso di denaro proveniente dalle filiali, che un tempo si contavano a decine e decine. E nel maestoso caveau sottostante confluiva un fiume ininterrotto di soldi, che durante le stagioni estive diventava un diluvio.
Un mondo scomparso. Assegni e contanti hanno lasciato il posto alla home banking, i prelievi si fanno al bancomat, i pagamenti in mille forme digitali. Gli sportelli, una moria. Contatti umani ridotti al minimo, quando una volta si voleva “vedere in faccia” chi maneggiava i nostri soldi.
“Se dovessi lavorare in banca oggi – confessa Parmeggiani – non saprei dove mettere le mani. E non so nemmeno che clima ci sia fra i bancari di adesso. Chissà in quanti direbbero ancora ‘la mia banca’, come dicevamo noi con orgoglio?”.
Orgoglio di essere nella “Cassa” per eccellenza, quella che dal 1840 ha fatto la storia di Rimini, anche se non tutta raccontata. Quella che ha finanziato il primo turismo, poi la ricostruzione dopo la guerra e il boom. Per i detrattori, la “banca dei preti”, l’ultima a decidersi di assumere donne, preceduta a Rimini nei primi anni ’70 dal rivale Credito Romagnolo . Ma comunque, per tutti era la garanzia di solidità assoluta, indiscutibile, eterna. Invece…
“Invece è andata così , Rimini si è fatta portar via la sua banca – sospira Parmeggiani, che della Carim è stato anche azionista e fra i più combattivi durante le fasi della crisi – ormai quello che dovevo dire l’ho detto, inutile aggiungere altro. Certo, l’amarezza resta. Ma quella storia nessuno la potrà cancellare”.
(foto Diego Gasperoni – Corriere di Romagna)