Da domani lunedì 29 luglio scatta il fermo pesca in Adriatico. I pescherecci resteranno in porto per 30 giorni, fino al 27 agosto, in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, parte delle Marche fino ad Ancona e in Puglia da Manfredonia a Bari. Da San Benedetto a Termoli il fermo invece entrerà in vigore il 15 agosto e continuerà fino al 17 settembre.
Coldiretti Impresapesca sottolinea che l’avvio del provvedimento per risparmiare le risorse del mare scatta proprio in occasione dell’Overshoot day, il giorno in cui l’uomo ha già utilizzato tutte le risorse naturali che la Terra può rigenerare nell’intero 2019.
Quest’anno, come fa sapere Coldiretti Emilia Romagna, c’è una novità: “in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni, a seconda dalla zona di pesca alla quale sono iscritti. Le giornate di stop saranno decise direttamente dai pescatori che dovranno darne comunicazione scritta entro le ore 9 del giorno stesso. L’intero ammontare delle giornate aggiuntive dovrà essere obbligatoriamente effettuato entro il 31 dicembre 2019”.
Resta invece il permesso di andare in mare per le piccole barche dedite alla produzione locale. Sui banchi delle pescherie in provincia di Rimini si continuerà comunque a trovare pesce, ma proveniente dalle altre zone d’Italia dove la pesca è permessa, oppure importato dall’estero o allevato negli impianti di acquacoltura. Del resto, come sottolinea ancora Coldiretti, 8 pesci su 10 consumati sulle tavole italiane arrivano da acque straniere.
“Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria ‘carta del pesce’” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”.
Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Ma si può anche rivolgersi alle esperienze di filiera corta per la vendita diretta del pescato che Coldiretti Impresapesca ha avviato presso la rete di Campagna Amica.
Nonostante la riduzione del periodo fisso di blocco delle attività, l’apertura alla tutela differenziata di alcune specie e la possibilità per le imprese di scegliere i restanti giorni di stop, come richiesto da Coldiretti Impresapesca, il giudizio dell’associazione sull’assetto del fermo pesca 2019 “non può essere positivo poiché la misura continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi”.
“Questo ha determinato nel periodo un crollo della produzione – spiega Coldiretti Impresapesca – la perdita di oltre 1/3 delle imprese e di 18.000 posti di lavoro. L’auspicio è che dal 2020 si possa partire dalle novità positive per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.