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Scandalo Apt, la procura di Bologna sequestra beni per 3.900 euro a Fabio Grassi

Richieste di rimborso per pasti basate su false attestazioni e indebito utilizzo della carta di credito aziendale. Sulla base di queste accuse, il Gip Francesca Zavaglia, accogliendo la richiesta della Procura di Bologna, ha disposto il sequestro di beni per circa 3.900 euro di Fabio Grassi, ex capo ufficio stampa Apt Servizi, dimessosi e sospeso dall’azienda di promozione turistica dell’Emilia-Romagna.

Nei suoi confronti il Procuratore Giuseppe Amato e il Pm Morena Plazzi coordinano la Gdf in un’inchiesta per truffa aggravata, falso e peculato. A Grassi sono contestate richieste di rimborso per 20 pasti con giornalisti, tra gennaio 2014 e aprile 2016, “asseritamente effettuati per ragioni istituzionali”, con “l’artificiosa indicazione” sulla ricevuta di circostanze che ne legittimavano il diritto e cioè la “non veridica indicazione dei nominativi dei giornalisti”. Per altri 18 pasti, si sarebbe invece appropriato di denaro pubblico per pagare pasti non giustificati con la carta aziendale.

Il giudice, nel decreto di sequestro preventivo, ricorda che l’indagine trae origine dall’esposto presentato da Liviana Zanetti, presidente del cda di Apt, e rinvia agli esiti dell’inchiesta interna citata dalla stessa Gdf: su 17 giornalisti che hanno risposto alle richieste di informazioni dell’azienda, su 26 a cui erano state inviate, 11 hanno negato la loro partecipazione ai 38 incontri, che poi sono quelli contestati, in ristoranti tra Cesenatico, il Riminese e Bologna.

“E’ un atto dovuto e la conseguenza naturale dell’esistenza dell’indagine”. Così il difensore dell’ex capo ufficio stampa di Apt Servizi Emilia-Romagna Fabio Grassi, l’avvocato Filippo Cocco, commenta il sequestro preventivo chiesto dalla Procura di Bologna e disposto nei confronti del suo assistito. “Prendiamo atto – prosegue il legale – che si sta parlando di circa 3.900 euro, in circa tre anni, come somma oggetto di contestazione, in merito alla quale sarà nostra cura andare quanto prima dal Pubblico ministero a spiegare i fatti”.

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