L’intervista di Giuseppe Chicchi al candidato per “Articolo Uno” al Parlamento Europeo, all’interno delle liste PD, Maria Cecilia Guerra, che sarà oggi alla Sala del Buonarrivo, in Provincia, alle 18, in una conferenza dove si parlerà di “L’Europa del lavoro, dei diritti, dell’uguaglianza e dell’inclusione”.
Senatrice Guerra, i nostri lettori vorrebbero conoscere il suo curriculum vitae. Sappiamo che insegna economia all’Università di Modena e che è stata capogruppo di MDP in Parlamento nella precedente legislatura.
Mi sono sempre occupata, sia accademicamente che politicamente, di temi rilevanti per le politiche pubbliche: tassazione e welfare in primo luogo. Ho fatto parte del governo Monti e del governo Letta esercitando la delega alle politiche sociali e da ultimo anche quella alle pari opportunità. Nei miei ruoli di governo ho realizzato la riforma dell’Isee, attivato la sperimentazione di una misura di contrasto alla povertà che è all’origine della realizzazione del Reddito di inclusione (Rei). Mi sono occupata dei minori stranieri non accompagnati, ottenendo, per la prima volta, la costituzione di un fondo ad essi dedicato. Ho promosso il Primo programma biennale d’azione sulla disabilità. Ho lavorato al contrasto alla violenza nei confronti delle donne sia a livello nazionale (approvazione della Legge 119/2013 contro la violenza nei confronti delle donne e elaborazione del Piano d’azione contro la violenza sessuale e di genere) sia a livello internazionale, (portando l’Italia ad essere il primo paese a firmare la convenzione di Belém do Pará).
Eletta senatrice nelle liste del Pd, dopo la scissione, come da voi ricordato, sono stata capogruppo al senato di articolo uno, poi, dopo la sconfitta di Leu alle politiche del 4 marzo 2018, in cui ero candidata, ho ripreso il mio lavoro all’Università.
Come siete arrivati alla decisione di candidarvi nella lista del PD per le elezioni Europee. Poco più di due anni fa siete usciti da quel partito in polemica con la gestione di Matteo Renzi. Ora vi accingete a rientrare?
Non è all’orizzonte nessun rientro nel Pd, di cui peraltro molti di noi non hanno neppure mai fatto parte. Abbiamo invece deciso, anche dietro sollecitazione del candidato alla presidenza della commissione europea del Partito socialista europeo, Timmermans, di non frammentare ulteriormente la famiglia socialista europea. Che senso avrebbe candidarsi in liste diverse, se poi si ha intenzione di confluire nello stesso gruppo del parlamento europeo? Il Pse ha proposto un programma radicale, innovativo, che vogliamo portare avanti, il simbolo del Pse è nel simbolo della lista e in quello noi ci riconosciamo.
Che rapporti avete mantenuto con l’aggregazione che si presenta alle elezioni con il simbolo “La Sinistra”? perché è finita l’esperienza di LeU su cui molti, in particolare a Rimini, avevano puntato?
La sinistra nel suo complesso ha più propensione a dividersi che a confrontarsi, e questo è un male. Anche io ho molto creduto nel passaggio da una lista elettorale a un vero soggetto politico, ma subito dopo le elezioni il processo è risultato impossibile, nonostante i grossi punti di affinità e la necessità di continuare a condurre battaglie insieme, che si è tradotta anche nella costituzione di un unico gruppo parlamentare alla Camera. Come Articolo Uno ci sentiamo impegnati nella ricostruzione di una sinistra ampia, inclusiva, capace di incidere anche a costo di mediazioni, una sinistra di governo, insomma. In questa ottica spero che il cammino interrotto coi compagni della Sinistra possa riprender al più presto, perché sono di più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono.
Se, dopo le Europee, Lega e Cinque Stelle si divideranno, voi cosa proponete? Condividete la posizione di Nicola Zingaretti che chiede di tornare al voto? Oppure sosterrete la possibilità di un accordo PD, MDP, Cinque Stelle, magari con un cambio di leadership?
Premesso che non avere tentato l’alleanza di governo con il M5s, pur nella doverosa chiarezza delle posizioni, è stato un errore storico del Pd, che ha aperto la strada alla costituzione di questo pericoloso governo, il tema di mantenere aperto il dialogo e il confronto con le persone che si sono rivolte al voto ai 5 stelle, anche perché deluse della mancanza di capacità della sinistra nel suo complesso di rappresentare gli strati meno protetti della popolazione, resta fondamentale. Se si aprisse una crisi di governo, chi l’ha determinata dovrà assumerne tutte le responsabilità. Sarà il Presidente della Repubblica a guidare questa fase e a valutare se una continuazione della fase parlamentare può o meno essere sfruttata per fare maggiore chiarezza sulle posizioni fra e all’interno delle forze parlamentari. Mi riferisco alla politica dei due forni di Salvini e all’oscillazione fra posizioni di destra e di sinistra all’interno del M5s.
Quando sarà eletta in Europa, pensa che sarà gestibile la convivenza nello stesso gruppo parlamentare fra la cultura politica ed economica del liberale Calenda e la vostra di impianto prettamente socialista?
Se sarò eletta in Parlamento aderirò con convinzione al gruppo dei socialisti e democratici, perché, come ho detto, è nella loro impostazione e nel loro programma che mi riconosco. Il problema di conciliare la propria visione liberale con quella di questo gruppo parlamentare è di Calenda, non mio, vedremo come lui intende risolverlo.