Ci sono anche due riminesi coinvolti nella maxi operazione dei Carabinieri forestali di Ancona contro un’organizzazione che secondo le accuse trafficava in rifiuti elettronici RAEE, soprattutto schermi televisivi e tubi catodici che invece di essere riciclati erano abbandonati presso alcune aziende, una delle quali portata al fallimento. In questo modo si sarebbe risparmiato un milione di euro per il corretto smaltimento.
Il Gip del tribunale di Ancona ha disposto complessivamente un arresto, due obblighi di dimora, il sequestro di 3.190.000 di euro a carico di sei persone e di due aziende, tra cui una con sede legale a San Giovanni in Marignano. Le accuse sono di associazione a delinquere e attività organizzata per i traffici di rifiuti. I mandati sono stati eseguiti da 50 Carabinieri Forestali dei Gruppi di Ancona, Arezzo, Rimini e Lucca. L”indagine era iniziata nel 2017, diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Ancona Nipaaf e della Stazione Carabinieri Forestale di Ancona.
Stando a quanto trapelato dalle indagini, il ricondizionamento degli elettrodomestici era uno dei modi per far fluire i soldi accumulati illegamente con i rifiuti vetrosi, verso la società madre con sede a San Giovanni in Marignano. Nei dettagli l’aziende del riminese ritirava gli elettrodomestici usati nelle abitazioni a seguito di contratti con la grande distribuzione. Poi li rivendeva per il ricondizionamento a prezzi più alti a un’azienda del medesimo gruppo con sede ad Agugliano, con l’obiettivo – centrato – di portarla al fallimento.
Fra le 12 persone coinvolte ci sono anche C.D. di 46 anni e P.F. di 36, entrambi residenti in Provincia di Rimini, che si sono visti bloccare i conti correnti personali e della loro società, anch’essa situata nel riminese. a San Giovanni in Marignano. I Carabinieri hanno anche perquisito l’azienda e le loro abitazioni. In particolare sono stati sequestrati 12 camion a carico di 4 soggetti e della società Riminese. E’ con questi mezzi che venivano portate a termine le illecite operazioni di carico e scarico del materiale.
Insieme ad altri sono accusati di aver costituito un’organizzazione criminale che avrebbe portato all’accumulo di 11.000 tonnellate di rifiuti pericolosi prodotti dalla frantumazione dei monitor e televisori a tubo catodico. I rifiuti sono rimasti abbandonati presso due aziende di Falconara ed Agugliano – quella fallita. Qui gli accumuli sono stati abbandonati in un sito paesaggisticamente protetto.