Scende il numero degli stranieri ma sale quello dei residenti.
I dati raccolti dai Centri di Ascolto presenti in diocesi, nel 2018 le Caritas hanno incontrato 4.846 persone. Se si sommano i familiari si arriva a oltre 10.000 persone in situazione di povertà sul nostro territorio. Rispetto al 2017 i dati sono costanti, se si considera invece il 2016 il calo è molto forte, si tratta di quasi 2 mila persone in meno. La motivazione più importante di questo calo è dovuta dalla diminuzione degli stranieri: “siamo passati, dice la ricerca, da un 2011 con quasi 5.300 immigrati e 1.200 italiani a un 2018 dove gli stranieri non raggiungono neppure le 3.000 unità, mentre gli italiani sono quasi 2.000 (pari al 38% delle persone incontrate).”
“Alla diminuzione numerica però, non corrisponde una decrescita delle fragilità, le persone che si rivolgono alla Caritas hanno in media tre o quattro problemi, spesso legati al reddito, all’assenza di lavoro, a problematiche di salute e familiari. Tra le persone incontrate in Caritas sconvolge l’aumento dei residenti: sono 3.209, di cui 1.334 italiani, 1.805 stranieri e 70 con doppia cittadinanza.
In passato le Caritas incontravano prevalentemente coloro che erano appena arrivati sul territorio e chiedevano aiuto perché privi di legami sociali, oggi i riminesi sono il 66%.
Questo è un segnale assai grave, indica cioè che sono venute a mancare le reti di sostegno familiari e amicali. Ci si rivolge alla Caritas perché non si ha nessun altro su cui fare affidamento. Raffrontando i dati della popolazione residente, suddivisi per stato civile, si scopre che quasi 5 separati o divorziati su 100 si sono rivolti alla Caritas, contro 1 coniugato su 100. Da una parte è quindi evidente che i separati e divorziati sono i più soli e i più bisognosi di ascolto e servizi, anche perché spesso disoccupati e privi di alloggio. Dall’altra il gruppo dei coniugati, che è il più numeroso (41%), testimonia come numerose famiglie, specie con minori a carico (2.359 bambini e ragazzi in difficoltà residenti a Rimini), stiano vivendo momenti difficili, ma cerchino di superarli rimanendo insieme.
Tra i residenti è da segnalare anche l’aumento degli over 50, non solo italiani, ma anche marocchini, rumeni, senegalesi, russe e ucraine. Trovare un lavoro, una volta superata la mezza età, è molto difficile; se anche i figli maggiorenni o altri familiari sono disoccupati i problemi sono ancora più gravi. Se si è arrivati alla pensione, non è detto che questa sia in grado di sostenere tutte le spese necessarie per sopravvivere. Sarà da verificare se, entrato in vigore il Reddito di Cittadinanza, cambieranno le persone che si rivolgono a noi. Se da un lato aumentano i residenti, restano stabili le situazioni di povertà estrema. Sono oltre 1.600 i senza dimora che nel 2018 si sono rivolti alle Caritas, tra questi 311 avevano come ultima residenza Rimini. Gli altri invece provengono da diverse città di Italia e del mondo. Incrociando i dati a livello nazionale, sono 401 i senza tetto che hanno chiesto aiuto a più Caritas, oltre che a Rimini, si sono rivolti prevalentemente alle strutture delle Marche e dell’Emilia Romagna. Rispetto al passato si registra un aumento di senza dimora immigrati in Italia da oltre 20 anni. La difficoltà nel riuscire a re-inserirsi nel mondo del lavoro, ha comportato la perdita dell’alloggio e di conseguenza l’impossibilità nel rinnovare il Permesso di soggiorno (nel caso in cui non si sia riusciti ad ottenere la carta di soggiorno con scadenza illimitata).
Ma tornare in patria “da perdenti”, “falliti”, non è concepibile, anche perché, molto spesso, per raggiungere l’Italia le persone hanno ricevuto prestiti da familiari e amici, quindi tornare a casa a mani vuote non è pensabile. C’è poi la difficoltà di coloro che hanno famiglia in Italia, che hanno figli nati e cresciuti in questa nazione, il progetto di rientrare nel Paese di origine non combacia con le esigenze del nucleo familiare, per cui l’uomo resta senza dimora, mentre moglie e figli cercano rifugio presso amici e parenti presenti in Italia, almeno per qualche tempo.