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Il compleanno di Tonino Guerra e l’anatra Mandarina

Ieri, novantanove anni fa, nasceva Tonino Guerra. Un grande della poesia e del cinema. Ma per me non era questo, era soprattutto un amico.

E quando vengono queste ricorrenze non posso fare a meno di dedicargli un pensiero e, con questo, qualche ricordo riaffiora assieme alla malinconia. In particolare – oggi – quello del primo compleanno di Tonino cui sono intervenuto, cui ho partecipato.

E quando si parla di una festa come quella, il primo problema che si pone è… che regalo per un uomo così? Ha tutto… ma l’amicizia e un abbraccio – secondo me – non potevano bastare a esternare l’ammirazione e l’affetto che avevo per lui e, quindi, ho sentito la necessità di fare qualcosa di particolare.

Eh, sì, perché non volevo fare il “solito libro” o il “solito quadro”, o la “solita frase”. Non ne ho mai sentito parlare e nessuno lo ha mai ricordato, ma Tonino era un collezionista di papere o anatre che dir si voglia. Ne aveva di tutti i tipi, di terracotta, ceramica, maiolica, colorate, nere, bianche, grandi, piccole… insomma era una sua mania.

L’idea per il regalo… un’anatra Mandarina viva… ho pensato che ne sarebbe rimasto meravigliato, dopotutto gli mancava, non ne avevo mai vista una in giro per casa sua! Ma dove trovare un’anatra Mandarina (Paolo Trento con la sua Mandarina Duck fece una fortuna)…

Ho cercato in tutti i negozi per animali e finalmente l’ho trovata, ma a Forlì. Per un’amico così, oltre al costo, valeva bene il viaggio e un paio di ore spese tra andare e tornare… e così andai a recuperare quello che mi sembrava un regalo originale a Forlì. La sera, unitamente all’amico Giuliano Volpinari (purtroppo anche lui non c’è più), mi sono presentato al cinema di Pennabilli dove erano tutti a festeggiare con una delle manifestazioni – forse la prima – che ogni anno festeggiava il compleanno del maestro.

Ricordo che – tra gli altri – quella sera, c’era Wim Wenders con il quale Tonino  stava collaborando con Michelangelo Antonioni per il film, “Al di là delle nuvole”. Non riuscii a consegnare quell’ingombrante regalo (la papera era in uno scatolone) durante la manifestazione e così lo portai a casa sua, lasciandolo alla donna, pregandola di consegnarla al maestro. D’altra parte non mi interessava fare “mostra”, il mio scopo era solamente quello di fare al maestro un dono che gli ricordasse la mia amicizia. E così me ne sono andato a casa, tutto contento per aver fatto una cosa che mi piaceva e che – pensavo – potesse piacere anche a lui.

La mattina dopo (ci sentivamo praticamente tutti i giorni e anche più di una volta al giorno) mi raggiunge una telefonata di Tonino: “Bròt patàca. A t ringrazie. L’anandra l’è blìna mò la ha starnazè tòta la nòta e me a nò durmì. A la ho mànda vì”.

Pietroneno Capitani

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