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I radioamatori di Riccione: “Telefonini? Per grandi calamità ci siamo solo noi”

A Riccione, dal 2017, è attivo il Cisar, un centro nato dall’iniziativa di 18 soci appassionati di radiocomunicazioni, che fa parte dell’Associazione Cisar Italia, riconosciuta ufficialmente come Associazione Nazionale di Radioamatori. A spiegarci di che cosa si tratta esattamente e chi è il radioamatore è il riccionese Emanuele Dini Foschi, 45 anni, presidente di questa giovane realtà.

Emanuele Dini Foschi

Presidente, le radiocomunicazioni nacquero con Guglielmo Marconi, giusto?

«Nacquero come conseguenza di una serie di esperienze sui fenomeni elettrici effettuati da vari scienziati, in paesi ed in epoche diverse. Ma fu Guglielmo Marconi che, applicando le conoscenze dei precedenti ricercatori, mise a punto nel 1895 il primo sistema pratico di ricezione e trasmissione delle onde radio. In questa prima fase, Marconi operava come sperimentatore e ricercatore puro, cioè non legato ad interessi economico-industriali ed è pertanto, a giusta ragione, che viene considerato il primo radioamatore della storia. Dopo le prime esperienze di Marconi, il quale riuscì per la prima volta ad effettuate anche ricetrasmissioni intercontinentali, si sviluppò attorno alla nuova invenzione un notevole interesse anche da parte di privati che iniziarono la costruzione di piccole stazioni radio atte alle comunicazioni per piccole e medie distanze ma sufficienti a svolgere una prima attività radiodilettantistica. Le prime notizie di stazioni di radioamatori risalgono ai primi anni del 1900. Ma dopo la prima guerra mondiale, lo sviluppo fu continuo e si potevano già contare migliaia di radioamatori in tutto il mondo».

Chi è esattamente il radioamatore?

«Il radioamatore è una persona che, debitamente autorizzata, si interessa di radiotecnica a titolo puramente personale e senza scopo di lucro, che partecipa al servizio di radiocomunicazione detto d’amatore, avente per oggetto l’istruzione individuale, l’intercomunicazione e gli studi tecnici. È’ una persona come tante che segue un hobby: quello della radio, che viene vissuto in vari modi che vanno dalla continua sperimentazione, modifica e costruzione di apparecchiature che riguardano le radio, i computer e tutto ciò che vi gravita attorno, fino alla passione per il collegamento radio il più lontano possibile con un altro radioamatore, magari dall’altra parte del mondo».

La sede Cisar a Riccione

Per svolgere questa attività occorre conseguire una patente?

«Sì, esatto. Non basta avere la passione per la radio, ma occorre avere una “patente” , che viene rilasciata a seguito di esame da parte del Ministero delle Comunicazioni (oggi Sviluppo Economico ndr). La patente è forse la parte più difficile da superare in quanto si deve appunto affrontare un esame su domande che riguardano l’elettronica, la radiotecnica e tutta la normativa che regola tale servizio. In alcune città ci si può far aiutare da corsi che vengono tenuti dalle varie associazioni Ufficiali di Radioamatori. Ottenuta la patente, l’aspirante radioamatore dovrà fare la richiesta al ministero del nominativo, che è una sigla composta da numeri e lettere univoca per ogni persona e che viene riconosciuta in tutto il mondo. Quando si è in possesso del nominativo va infine richiesta l’autorizzazione a trasmettere e una volta ottenuta si può quindi cominciare a far uso della radio».

Cosa può fare un radioamatore?

«Può affiancare le autorità in vari servizi sociali specie nell’ambito della “Protezione civile”. Per esempio se, per una calamità naturale, le telecomunicazioni in una località divengono carenti, degli operatori specializzati ad operare in situazioni di emergenza, intervengono quasi immediatamente con squadre di volontari di pronto intervento dotati di mezzi e riserve per almeno tre giorni, di completa autonomia anche dalle fonti di energia elettrica. È possibile cosi creare delle reti di radiocomunicazioni alternative di emergenza che sono in grado di sostituire il sistema pubblico di telecomunicazioni. In ogni Prefettura è inoltre predisposta una sala operativa completa di antenne ed apparati radioamatoriali sulle varie frequenze HF, VHF e UHF, pronta ad essere attivata non appena il prefetto emani l’apposita ordinanza, a seguito dell’evento calamitoso».

 Esistono altri radioamatori ancora in Italia?

«In Italia esistono ancora decine di migliaia di radioamatori in possesso di regolare patente e relativa autorizzazione ad operare del ministero delle comunicazioni. Dopo un temporaneo calo durante la fase di avvento dei mezzi di comunicazione più moderna, come i telefoni cellulari ed i computer, negli ultimi tempi si registra una ripresa delle persone che si avvicinano a questo hobby, tra cui anche molti giovani».

Gli Scout a lezione di codice Morse al Cisar

 Perché è nato il Cisar di Riccione?

«Rispondiamo a questa domanda riportando per intero l’articolo 2 del nostro statuto interno:
Gli scopi della Sezione di Riccione del C.I.S.A.R. sono essenzialmente i medesimi dell’Associazione C.I.S.A.R. nazionale, come ad esempio:
a) riunire tutti i Radioamatori che si dedicano attivamente alla sperimentazione delle ricetrasmissioni in generale, sulle bande di frequenza assegnate ai Radioamatori in Italia;
b) installare e gestire direttamente ponti radio ripetitori ed il collegamento tra gli stessi in dorsali nazionali, secondo le disposizioni normative correnti;
c) installare e gestire stazioni operanti in Packet Radio, trasmissione a commutazione di pacchetto ed il collegamento tra le stesse in dorsali nazionali, secondo le normative vigenti;
d) Collaborare con le Autorità costituite per l’organizzazione ed il funzionamento dei Servizi  Radio di Protezione civile, con le proprie apparecchiature, di cui ai punti b> e c>;
e) promuovere ogni attività di sperimentazione nel campo delle radiocomunicazioni amatoriali;
f) tutelare gli interessi dei singoli Soci, per quanto attiene l’attività specifica di Radioamatore, e, più generalmente, di tutti i Radioamatori».

Gli Scout imparano a costruire antenne

A proposito di soci, quanti ne conta attualmente la vostra associazione?

«Nel 2018 i soci sono stati 27. Quest’anno abbiamo registrato già 32 adesioni ed abbiamo tuttora richiesta di nuovi aspiranti soci».
Ci sono altri centri come il vostro in Italia? In Romagna e nella provincia di Rimini?

«In Italia esistono altre 46 associazioni Cisar come la nostra. Attualmente siamo l’unica sezione in Provincia di Rimini ed in Romagna».

Qual è l’ obiettivo che vorreste centrare come Cisar?

«Il nostro obiettivo principale è sicuramente quello della divulgazione delle tecniche di radiocomunicazione e la diffusione della memoria storica legata allo sviluppo della radio, a partire da Guglielmo Marconi fino ai tempi nostri. Amiamo parlare con i giovani, e non solo, far capire loro quanto sia stata importante e sia anche adesso importante la trasmissione radio. Ci piace evidenziare come la moderna tecnica di radiocomunicazione, sebbene molto efficiente ed evoluta, conservi dei limiti in quanto legata alla infrastruttura di rete terrestre. Cerchiamo di fare capire che la primitiva e più antica tecnica di trasmissione radio basata su pochi mezzi e semplici infrastrutture sia ancora necessaria e l’unica utilizzabile in caso di grosse calamità naturali».

Attivazione di una postazione radio al castello di Montefiore

Nicola Luccarelli

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