La rissa di ieri pomeriggio tra opposte tifoserie del Teramo e del Rimini continua a far discutere. I fatti. Poco prima delle 18, nei pressi di ristorante, un nutrito gruppo di ultrà del Teramo hanno affontato quelli riminesi che erano arrivato a bordo di alcuni van e si erano fermati in un bar prima di raggiungere lo stadio Bonolis per la partita di campionato, fuori dai percorsi ufficiali organizzati e consigliati dalla Polizia. Anche per questa ragione appare certo che lo scontro non è stato casuale. Si è trattato di un vero e proprio appuntamento per reolare i “conti”
Sono volate botte da orbi: auto danneggiate, scoppio di petardi, le opposte tifoserie si sono colpite con cinte e catene, aste di bandiera e sedie, seminando il panico e paralizzando il traffico. La maxi rissa ha terrorizzato i passanti, molti dei quali hanno cercato rifugio dentro i negozi e i negozianti stessi si sono chiusi dentro abbassando le saracinsche per evitare conseguenze peggiori. Dopo alcuni minuti di corpo a corpo feroce senza esclusione di colpi, i due gruppi sono stati bloccati dall’intervento delle forze dell’ordine che stavano pattugliando la zona in attesa della partita.
Della circa cinquantina di partecipanti alla rissa ne sono stati fermati diversi: gli identificati in totale sono 42, 29 dei quali riminesi. Saranno tutti denunciati per concorso in rissa e danneggiamento, provvedimento che anticiperà il Daspo con divieto di accesso agli impianti sportivi. Il bilancio è di una ventina di contusi, nessuno dei quali ha voluto far ricorso alle cure dei sanitari.
I precedenti. Tra le due tifoserie non corre da tempo buon sangue. In particolare ancor più dal 21 novembre 2015, quando a Rimini i tifosi teramani si scontrarono con quelli riminesi nei pressi di un bar frequentato dagli ultrà locali in via Pascoli. Un bar e diverse autovetture furone danneggiate, la polizia arrestò tre teramani e ne denunciò altri 19, ma i biancorossi si sono sempre difesi sostenendo di essere stati aggrediti in un agguato.
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