Sabato 12 gennaio alle ore 18 presso la libreria Colibrì di Milano Roberto Angelino presenterà il suo ultimo libro Cover story (edito da VoloLibero), dove racconta segreti e curiosità che stanno dietro 150 album italiani. La testata Spettakolo, per gentile concessione dell’autore, ha pubblicato un estratto del libro, dove si racconta la nascita della copertina di Rimini di Fabrizio De André.
“Una bella storia ha poi la copertina del nono album in studio di Fabrizio De André, Rimini (pubblicato nel 1978), scaturita dalla fervida fantasia di Cesare Monti“.
Che ha raccontato: «C’erano pochi soldi per quelle immagini e così decidemmo di chiedere aiuto alle istituzioni, cercando quella che oggi si chiama sponsorizzazione. Spinto da Fabrizio, telefonai al Comune di Rimini, ma presi una cantonata memorabile: parlando con un responsabile del municipio raccontai che De André stava per pubblicare un 33 giri intitolato Rimini e, aggrappandomi a una trovata del momento, raccontai che la storia era incentrata su una cittadina “che prende vita e ha la sua storia solo d’estate”.
“Stupidaggine più grossa non potevo dire, dall’altra parte della cornetta calò il gelo: “Ci sta confondendo con un’altra località, Cattolica per esempio. Noi siamo ricchi di storia, lei indubbiamente non rammenta Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, il cui amore è citato nel quinto canto dell’Inferno dal sommo poeta Dante Alighieri”.
“Fu il tracollo – prosegue Monti – tentai di arrampicarmi sui vetri ma ormai la frittata era fatta. Non ottenni aiuto se non la semplice prenotazione con pagamento a mio carico di una stanza in uno di quegli alberghi tipici per famiglie. Facendo un calcolo approssimativo, compreso di treno andata e ritorno e albergo per due notti a pensione completa, spesi circa trentamila lire“.
Il racconto poi prosegue in una Rimini il giorno dopo Ferragosto, sulla spiaggia alla ricerca dello scatto giusto.
Fino alla folgorazione: “Quella era la copertina-simbolo. Non certo di Francesca da Rimini che non aveva bisogno di altre colpe, ma di quel mondo dell’apparenza che stava sempre più facendosi strada”