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Fratello di pentito ucciso a Pesaro, sul posto anche il magistrato riminese Daniele Paci

Marcello Bruzzese, 51 anni, calabrese, è stato assassinato oggi nel centro di Pesaro, in via Bovio. Undici i colpi di pistola calibro 9 andati a segno, sui venti sparati a quanto pare da due killer incappucciati mentre la vittima parcheggiava l’auto nel proprio garage. Bruzzese era il fratello di un collaboratore di giustizia che apparteneva alla famiglia di ‘ndrangheta Crea-Franconieri-Bruzzese che storicamente impongono il pizzo su ogni affare della piana di Gioa Tauro contendendosi il campo con i clan Mammoliti, Piromalli, Rugolo di Oppido Mamertina e Pesci di Rosarno. Girolamo Biagio Bruzzese fu colui che sparò a Teodoro Crea riducendolo su una sedia a rotelle, per poi collaborare con la giustizia fin dal 2000.

Per coordinare le indagini, insieme ai pm Fabrizio Giovanni Narbone e Maria Letizia Fucci, è arrivato anche il magistrato riminese Daniele Paci (nella foto), della Direzione distrettuale antimafia di Ancona, che in passato si occupò a Rimini dei delitti della banda della Uno bianca.

Marcello Bruzzese era già sfuggito a un precedente agguato di ‘ndrangheta nel luglio del 1995 a Rizziconi, a pochi chilometri da Gioa Tauro in provincia di Reggio Calabria. Una strage in cui morirono il padre Domenico e un cognato, marito di una sorella, mentre lui sopravvisse alle gravi ferite.

«Inquietante la sparatoria avvenuta a Pesaro che deve portare a intensificare i controlli e a non minare il ruolo dei collaboratori di giustizia che ha portato e porta nella lotta contro la criminalità risultati importanti»commenta Cosimo Maria Ferri, deputato Pd e componente della Commissione Giustizia della Camera. «Le modalità dell’agguato e della sparatoria sono preoccupanti – aggiunge – occorre convocare immediatamente un Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza a Pesaro e lo Stato deve reagire non con i soliti slogan ma con misure efficaci. Purtroppo la mafia non si combatte con i titoli di giornali – scrive ancora Ferri – ma con un lavoro serio professionale di magistratura e forze dell’ordine e con gli strumenti che la politica affida loro. Nei nostri Governi nella lotta contro la mafia abbiamo dato risposte serie e concrete con provvedimenti efficaci. Si continui su questa strada e noi ci saremo».

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