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Elicottero caduto a Rigopiano. Il gip archivia l’indagine “colpevole solo il pilota” riminese

Il 24 gennaio 2017, durante una operazione di soccorso dopo il disastro di Rigopiano, in Abruzzo (29 morti in un hotel travolto da una slavina) un elicottero del 118 precipita a Campo Felice. A pilotare il velivolo è il riminese Gianmarco Zavoli. Nell’incidente morirono sei persone.

Ora dopo quasi due anni arriva anche la chiusura dell’indagine sulle responsabilità. Secondo il Gip dell’Aquila non vi è “nessun’ altra responsabilità, eccetto quelle del pilota deceduto nello schianto”. Alla richiesta di archiviazione vi era stata l’opposizione dei famigliari delle vittime. Ma secondo il giudice non è possibile ravvisare, dalle conclusioni delle indagini, posizioni di responsabilità a carico di chi aveva ruoli di garanzia rispetto a quell’elicottero e al suo volo in sicurezza. Questo perché, sempre secondo il giudice, buona parte delle azioni, gravemente colpose, del pilota, da sole hanno determinato l’incidente.

Sei erano gli indagati per disastro aviatorio e omicidio colposo, tecnici e legali rappresentanti della società che aveva in esercizio l’elicottero.

L’incidente si verificò su un costone di Monte Cefalone a Campo Felice, nella fase di decollo del velivolo dopo l’intervento di soccorso sulle piste a Ettore PAlanca, sciatore romano che si era fratturato una gamba.
L’indagine anche se formalmente chiusa lascia ancora dubbi aperti nonostante l’incidente e probatorio e la deposizione di consulenti ed esperti di elicotteri. Da tutte queste indagini non sono emerse avarie tecniche. Erano invece fortemente ridotte le condizioni di visibilità a operazione di salvataggio in corso.

Zavoli lavorava come pilota per il 118 alternando una settimana in servizio a Rimini ed un’altra a L’Aquila. A Rimini viveva a San Giuliano mare con la sua compagna Clara, di origine argentina. I suoi genitori per anni hanno gestito l’edicola in piazzale Kennedy.

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