“Una situazione infernale. Dove le donne delle pulizie lavoravano in cucina e dove gli infermieri non si facevano problemi a malmenare i pazienti anche davanti a chi come cercava di svolgere diligentemente la propria professione”. A parlare è uno dei medici che hanno lavorato alla “Collina” di Mondaino, l’ospizio lager scoperto dai Carabinieri del Nas di Bologna su segnalazione dell’Asl in seguito ad un’ispezione nei locali interni alla struttura. La stessa Asl e l’autorità giudiziaria che coordinano le indagini sono state allertata dalle segnalazioni di chi dall’esterno si era reso conto che nella casa protetta gestita da Maria Luisa Bulli, gli anziani non solo non venivano assistiti ma erano costrette a subire trattamenti a dir poco crudeli.
Abbiamo parlato con uno di loro, che ha chiesto di non essere nominato. Il medico ci ha confermato il quadro emerso dalle indagini svolte dai militari
“Ho lavorato alla Collina circa un mese, poi ho rassegnato le dimissioni, sono rimasto lì fino alla nomina di un altro dottore“, spiega. “Ho riscontrato miriadi di infrazioni – continua – tutte segnalate all’autorità giudiziaria e alla Asl. Alle vittime non venivano garantite le medicine, c’era sporcizia ovunque. Quando faceva freddo, era lo scorso aprile, il riscaldamento era già stato spento. Ho fatto di tutto per farlo riaccendere, ma niente. Hanno continuato a mandare gli anziani a dormire sotto coperte pesantissime con quattro gradi di temperatura“.
Il medico denuncia anche la situazione caotico con cui veniva gestito il personale. “Operatori socio sanitari e infermieri cambiavano da un giorno a un altro inspiegabilmente“. Nel corso delle indagini è infatti emerso come buona parte del personale dipendente non venisse affatto retribuito, con al conseguente fuga di operatori dall’ospizio lager.