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Tragedia Corinaldo, Cgil: “In Emilia Romagna quanti locali a rischio? Più verifiche da Prefetture e VVF”

Alda Germani e Alessandro Monari, rispettivamente segretaria e coordinatore regionale di FP-CGIL Emilia Romagna FP-CGIL VVF, chiedono controlli più stringenti per i locali della regione in una lettera indirizzata ai Prefetti dell’Emilia Romagna, al Direttore Regionale dei Vigili del Fuoco, Roberto Giuseppe Lupic e ai Comandi VVF dell’Emilia Romagna.

Crediamo che la tragedia avvenuta nella notte tra venerdì e sabato a Corinaldo – scrive la Cgil – oltre a colpire profondamente ognuno di noi, imponga nel contempo un’attenta riflessione”.

“Nel rivolgere il nostro pensiero alle vittime, ai feriti e alle loro famiglie e in attesa delle risultanze di quanto è in questo momento oggetto di indagine da parte delle autorità inquirenti, pensiamo sia giusto ricordare i contenuti del D.M. 261 del 22 febbraio 1996, specialmente dove si sottolinea che nei casi in cui non vengano rispettati i numeri di capienza previsti, debbano scattare le misure di prevenzione, e dove si prescrive come la vigilanza dei Vigili del fuoco debba essere attivata per far mantenere le giuste proporzioni di densità di affollamento per metro quadrato, assumendo così le doverose misure a tutela della pubblica incolumità”.

“Ci chiediamo quanti possano essere i locali di pubblico spettacolo nella nostra regione (sale da ballo, discoteche, cinema multisala, sale concerti ecc.) le cui condizioni possano essere simili a quelle che sembra abbiano contribuito a generare il disastro di Corinaldo; riteniamo assolutamente indispensabile che le prefetture, le autorità locali di pubblica sicurezza e di vigilanza sul pubblico spettacolo dispongano un’intensificazione dei controlli sull’affluenza reale del pubblico in questi tipi di eventi, non limitandosi a prendere atto di quanto dichiarato dai gestori”.

“Non è tollerabile che in un paese con la storia e la cultura di sicurezza e prevenzione incendi come il nostro, si possano verificare episodi di questa portata tanto più se dovuti alla mancanza di controlli o al prevalere della logica del profitto su quella della salvaguardia della vita umana”, conclude il sindacato.

 

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