Inizia questa settimana a L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino il progetto speciale di residenze creative e formazione “Sognare un uomo e imporlo alla realtà” a cura di Armando Punzo – Compagnia della Fortezza.
In occasione dei 30 anni della Compagnia della Fortezza, l’artista ha scelto infatti di realizzare una serie di laboratori, incontri e workshop, in diverse città Italiane e all’interno del Carcere di Volterra, allo scopo di condividere, le tematiche e le pratiche della nuova ricerca artistica che sta conducendo insieme agli attori della sua compagnia. Una metodologia unica, che lo ha portato in questi anni alla creazione di opere nelle quali le pratiche performative si sono intrecciate a riflessioni filosofiche, liberandosi da vincoli stilistici e da riferimenti di genere, trovando nutrimento e stimolo nella ricerca e restituzione del senso, a volte per opposizione, di grandi opere della letteratura mondiale.
“Trent’anni fa ho cominciato a cercare l’origine del teatro in uomini che non lo avessero scelto come linguaggio artistico d’elezione.” – racconta Punzo – “Volevo trovare la sua pura necessità, il suo manifestarsi in corpi e menti non previsti e preparati a quel compito. Nel teatro si muore a se stessi per rinascere. Questo è per me il suo senso primario, qui risiede la sua vera natura rivoluzionaria. Il teatro come spettacolo segue tali evoluzioni interiori, poiché è necessario tradurle in visioni, forme, ritmi perché diventino materia da condividere. Con i detenuti-attori della Compagnia della Fortezza ho sviluppato un processo creativo teso a far emergere il teatro come esigenza del singolo e della comunità che vi si è creata intorno.”
Il progetto di residenze creative e laboratori pensato da Armando Punzo per l’Arboreto di Mondaino, rivolto ad attori e registi, si strutturerà nel triennio 2018/2020 e sarà suddiviso in moduli di una settimana. Il secondo modulo del 2018 si svolgerà dal 10 al 16 dicembre. Nei due anni successivi, 2019 e 2020, sono previsti invece 3 moduli all’anno.
“Il lavoro dell’attore, per come lo intendiamo noi” – prosegue Punzo – “si fonda su uno studio che procede per scarti, deviazioni, associazioni e scomposizioni di parole, suoni e immagini di universi letterari ai quali attingiamo per misurare il nostro percorso, come territori simbolici verso cui tendere o da cui allontanarci. Ricalcando questo modello, muoveremo i primi passi del laboratorio all’Arboreto a partire da Jorge Louis Borges, il cui affresco umano, a differenza di quello di Shakespeare, non appartiene a un immaginario interiorizzato da ragazzini. Il mondo dello scrittore argentino non è un patrimonio condiviso dal quale prendere le distanze o da stravolgere, non fa parte di un canone. È tutto da inventare, è un mondo altro, popolato da uomini che non seguono i meccanismi di una vita “reale”, non si muovono nel solco di una esistenza regolare, e non ripetono le parole dell’esistente. Gli allievi si confronteranno con personaggi colti nel momento in cui cercano se stessi fuori dalla vita ordinaria, che si sono dati compiti improbabili, cristallizzati in momenti eccezionali, per indagare quello spazio che l’attore occupa tra l’uomo reale e l’uomo ideale.”
Durante le residenze creative e i laboratori per attori e registi, Armando Punzo sarà affiancato da alcuni dei suoi collaboratori storici, in particolare da Andrea Salvadori, musicista e compositore di tutte le musiche di scena degli spettacoli della Compagnia della Fortezza, che parteciperà creando dal vivo una drammaturgia musicale che si svilupperà di pari passo con le varie fasi del lavoro.
Armando Punzo
Per Armando Punzo, paradossalmente, il carcere è diventato il luogo dove reinventare il teatro e restituirgli la sua necessità. Trenta anni fa ha concepito e battezzato una rivoluzione culturale e sociale: trasformare il carcere in luogo di cultura, ed ancora oggi la cavalca senza scendere a patti o a compromessi, fermamente intenzionato a non lasciarsi distrarre da chi è incapace di andare oltre quello che vede con gli occhi e a non lasciarsi tentare da strade più facili. Senza mai accontentarsi di quello già fatto, senza badare a premi e riconoscimenti, senza cedere alle lusignhe, il carcere di Volterra è rimasta la sua casa, per quello che è un esilio volontario, un ergastolo voluto, una scelta di vita. Con tutte le sue energie, sta oggi lavorando per realizzare un sogno: creare il primo Teatro Stabile in un Carcere. Sogno e necessità, lucida follia e concretizzazione di un ‘altra impossibilità: quello che da sempre ha segnato la sua storia.
Andrea Salvadori
Compositore, musicista, sound designer, filmmaker, concepisce fin da subito il proprio lavoro autoriale nei termini dell’opera d’arte totale, scrivendo per immagini prima ancora che in forma di canzone, guardando alla composizione di melodie, armonie e singoli brani, quindi, non come obiettivo, ma come punto di partenza, come preparazione di una tavolozza di colori da rimescolare progressivamente al servizio di un’idea più ampia. La predilezione per la composizione musicale unita al sound design, con l’intento di trovare una nuova forma di linguaggio per costruire mondi sonori, lo avvicinano al teatro in qualità di drammaturgo musicale, prima con Fabrizio Crisafulli, regista della compagnia Il Pudore bene in Vista, con il quale coltiva la sua anima più minimalista, e successivamente con Armando Punzo direttore della Compagnia della Fortezza – non a caso regista-autore della scena – con cui stabilisce un vero sodalizio. (Nel 2013, in occasione dei XXV anni della Compagnia della Fortezza, pubblica due album in edizione speciale, Hamlice – musiche sulla fine di una civiltà e Mercuzio non vuole morire, e successivamente Santo Genet, contenenti le colonne sonore composte per i tre spettacoli omonimi). Nelle composizioni per il teatro la sua musica non si sovrascrive né sottoscrive mai ai contenuti visivi o verbali: diventa invece tessuto connettivo, cerniera drammaturgica. Non accompagna ma partorisce parole e immagini mentre viene da esse a sua volta generata. I brani in qualche momento anticipano l’atmosfera, in qualche altra la tratteggiano, altre volte ancora la determinano e la chiariscono: sempre ne alimentano la suggestività, in nessun caso la contraddicono.