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L’allarme di Avvocato di Strada Onlus: “Sempre più richieste di aiuto sul territorio riminese”

A un anno dall’inaugurazione della sede riminese, in via Mameli 37, lo sportello locale di Avvocato di Strada, l’onlus che da diciotto anni fornisce consulenza ed assistenza legale gratuita a persone senza fissa dimora traccia il bilancio dei primi 12 mesi di attività.

Tredici i volontari attivi nello sportello, di cui undici avvocati, 51 le pratiche seguite, 29 di diritto civile, 4 di diritto penale, 11 di diritto dei migranti, 6 di diritto amministrativo, 1 non classificabile. Gli assistiti sono per il 72,5% uomini (37 su 51) e per il 55% di origine comunitaria (con una preponderanza di utenti italiani, 27 su 51); gli utenti extracomunitari provengono da 17 Paesi diversi, in particolare da Africa ed Europa orientale.

La questione più affrontata nel campo del diritto civile è stata quella delle richieste di residenza/iscrizione anagrafica (16 pratiche). Il dato è in linea con quelli degli altri sportelli dell’Associazione, che, non a caso, negli anni ha fatto del garantire una residenza anagrafica a chi vive in strada una delle sue battaglie principali. La perdita della casa provoca spesso, infatti la perdita della residenza: senza la residenza, però, non è possibile esercitare il diritto di voto – spiegano in una nota gli avvocati di strada – non si ha diritto all’assistenza sociale o sanitaria (ad eccezione delle prestazioni di pronto soccorso), né al patrocinio a spese dello Stato per la difesa giudiziaria. Un altro ambito di forte impegno riguarda il diritto del lavoro: in diversi casi si è riscontrata situazione di mancati pagamenti a fronte di contratti regolari, oppure di situazioni di vero e proprio sfruttamento lavorativo in ambito turistico o agricolo, in linea con i dati emersi in relazione al territorio riminese. In questo caso, chi si rivolge al nostro sportello sconta la doppia condizione di lavoratore sfruttato e con precarietà abitativa.

Circa la metà dei cittadini stranieri che si sono rivolti allo sportello ha presentato invece problematiche relative al diritto dell’immigrazione. Anche a causa dei limiti del sistema di accoglienza, è sempre più frequente la relazione fra la condizione di senza dimora e quella di migrante. I volontari assistono gli utenti nelle pratiche di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno e nelle richieste di protezione internazionale di coloro che fuoriescono dal canale dell’accoglienza per richiedenti asilo. Dalla perdita del lavoro, poi, spesso deriva la mancanza di requisiti di reddito per rinnovare il permesso di soggiorno.

Le pratiche di diritto amministrativo di cui lo sportello si è occupato, varie per contenuto e scopo, mostrano nel complesso la fragilità di chi vive in strada nel confronto con la Pubblica Amministrazione o altri soggetti. Il senza fissa dimora è spesso oggetto passivo di decisioni di cui non comprende la sostanza o la motivazione (allontanamento da centri di accoglienza, fermo di un veicolo che viene utilizzato anche come alloggio di fortuna…).

Le pratiche relative all’ambito penale dello sportello riminese sono un numero molto limitato, in linea con i dati nazionali dell’Associazione. Ciò dovrebbe portare ad una riflessione sull’immaginario legato alla figura del senza fissa dimora, che, più che autore abituale di reati, come lo vorrebbe il senso comune, si trova spesso ad essere vittime di abusi e violenze. La vita in strada, oltre ad essere pericolosa di per sé, relega anche ad una condizione di vulnerabilità che priva le persone degli strumenti per resistere agli abusi.

In una nota gli avvocati dello sportello riminese di Avvocati di Strada hanno evidenziato alcune criticità annesse al territorio locale e fatto alcune proposte.

“Nel corso di questo primo anno di attività abbiamo registrato un afflusso di persone sempre più numeroso (con non poche difficoltà di gestione, essendo tutti volontari), segno – da un lato – della maggiore conoscenza dell’esistenza di Avvocato di Strada da parte degli altri Servizi ed enti in città – e dall’altro – evidentemente della crescente esigenza di assistenza legale e supporto da parte di chi vive per strada. Il nostro Sportello intercetta un numero non indifferente di “richieste”, ma non è in grado di per sé di fornire dati esaustivi sulla dimensione a Rimini del fenomeno delle persone senza fissa dimora, le quali si rivolgono probabilmente anche ad altri servizi presenti sul territorio.

Al di là della difficoltà non isolata che registriamo nell’identificare con chiarezza la problematica legale dei nostri assistiti (spesso la persona senza fissa dimora è portatrice di molteplici bisogni, anche inespressi e non sempre di natura legale), chi si presenta ad Avvocato di Strada esprime quasi sempre una forte situazione di disagio abitativo, non avendo una sistemazione o comunque beneficiando di soli domicili temporanei e precari. Il nostro Sportello non è naturalmente in grado di dare una risposta a questo tipo di problema, ma pensiamo che nonostante la presenza di volontari ed altre realtà in città, i posti per l’accoglienza a Rimini siano ad oggi ancora limitati e insufficienti ad aiutare coloro che hanno bisogno di una sistemazione. Il problema sussiste nonostante gli sforzi di ampliamento compiuti durante la c.d. “emergenza freddo”, ma si può fare ancora molto su questo aspetto, investendo denaro e risorse sia nell’ampliamento dei dormitori e nei posti letto esistenti, sia nel perseguire con celerità programmi di Housing first e apertura di centri di accoglienza a bassa soglia.

Un’altra proposta che vorremmo avanzare all’Amministrazione comunale di Rimini mira a risolvere il problema della posta e delle comunicazioni. Quando una persona senza fissa dimora ottiene l’iscrizione anagrafica nella via fittizia, infatti, non possiede un domicilio facilmente individuabile dove ricevere posta e documenti importanti. Questa circostanza costituisce un grosso problema, soprattutto quando la persona deve ricevere documenti importanti come per esempio patente di guida e tessera sanitaria. Per questo chiediamo al Comune di adottare una soluzione analoga a quella di Reggio Emilia, dove è stato predisposto un luogo idoneo e preciso presso il quale gli utenti con la residenza anagrafica nella via fittizia possono recarsi a ricevere notifiche e raccomandate”.

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