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Protesta dei Sinti giostrai. “Siamo già in microaree ma rischiamo di essere cacciati”

Dura protesta a Rimini da parte dei sinti che tra poco potrebbero essere costretti a sgomberare le circa venti aree agricole in cui vivono in prefabbricati.

“Facciamo appello al sindaco” dicono. La storia risale a circa trenta anni fa. I sinti di Rimini, quasi tutti giostrai, acquistano nel territorio del comune alcune aree agricole (oggi ammontano a circa 20) in cui potersi fermare con le loro carovane nei momenti di pausa dai loro tour lavorativi. Oggi, a distanza di tempo, la quasi totalità di quelle famiglie risiede in forma stanziale in tali aree così da spingere l’amministrazione a denunciare abusi edilizi, espropriando le aree e con tutta probabilità procedendo a breve agli sgomberi e agli abbattimenti.

Una situazione che, sempre secondo i sinti, porterebbe tra poco a 140 persone in strada di cui circa la metà bambini.

I Sinti hanno presentato nei mesi scorsi la loro controproposta. In un’istanza hanno chiesto al Comune di applicare anche al loro caso la legge regionale n.11 del 2015, la stessa usata dall’amministrazione per realizzare le microaree per i Sinti che dovranno abbandonare via Islanda. Ogni nucleo con la sua “casetta” unifamiliare, su un terreno di proprietà: sarebbero microaree a costo zero per le casse comunali, basterebbe solo un cambiamento di destinazione d’uso secondo le norme della legge regionale

Per sostenere la loro causa sono scesi oggi a Rimini Diana Pavlovic, portavoce di Alleanza Romanì, associazione che si batte per i diritti delle popolazioni Sinti e Rom, e Antonio Reinhardt della Missione Evangelica Tzigana.

“Abbiamo parlato con il capo di gabinetto Funelli del sindaco e con l’assessore Gloria Lisi, – spiega Pavlovic – ma non abbiamo ottenuto risposte.”

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