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Meglio la sanità di Hillary o quella di Trump?

La sanità negli Stati Uniti ha sempre rappresentato un problema per i suoi cittadini. Infatti, il Sistema Sanitario americano, a differenza di quello italiano e in genere europeo, è basato prevalentemente su di un concetto privatistico rispetto al nostro, pubblico e universalistico.

“Universalistico” significa che tutti i cittadini sono coperti dall’assistenza sanitaria.
Negli Stati Uniti invece ci si basa prevalentemente sulla copertura assicurativa dei rischi sanitari (malattie, ricoveri e interventi). Anche se negli ci sono stati profondi cambiamenti negli ultimi vent’anni.

COME FUNZIONA IL SISTEMA SANITARIO IN AMERICA

Negli Stati Uniti il cittadino paga all’assicurazione privata un premio annuale (e una buona assicurazione può costare fino a 600 dollari al mese) e sulla base di questo, in caso di necessità, può ottenere cure gratuite attraverso i canali organizzativi e le convenzioni della compagnia.
Ovviamente, in base al premio assicurativo, le prestazioni fornite cambiano di molto, così come l’eventuale compartecipazione alla spesa da parte del cittadino.
Negli ultimi anni, specie per patologie particolarmente impegnative e costose o per via di farmaci innovativi pure particolarmente cari, molte assicurazioni non coprono l’intero rischio.

È vero che per i trattamenti medici di emergenza (l‘ER reso celebre dalla serie di telefilm), tutti i cittadini, almeno teoricamente, possono accedere alle cure di Pronto Soccorso senza pagare.
Ciò nonostante una buona fascia della popolazione, dal 15 al 20%, rimane scoperta dall’assistenza sanitaria per carenza di reddito e un altro 20% riceve una assistenza non adeguata per una copertura assicurativa carente.

Vi sono comunque due coperture assicurative garantite dall’entepubblico conosciute come ‘Medicare’ e ‘Medicaid’.
Medicare tutela gli anziani oltre i 65 anni; è “universalistico”, in quanto indipendente dal reddito, e gratuito.
Medicaid è invece un programma assicurativo gestito dai singoli Stati, rivolto ad alcune fasce di popolazione a basso reddito (famiglie con bambini, donne in gravidanza, anziani e disabili), alle quali lo Stato garantisce una copertura del 60%.

Nel 2010 il Presidente Barak Obama ha promulgato la legge di Riforma Sanitaria, conosciuta come ‘Affordable Care Act’e per i media “Obamacare”, il cui scopo principale è stato quello di aumentare la copertura assicurativa per circa 32 milioni di persone. Ma anche di affrontare il problema dei costi della sanità, che notoriamente negli Stati Uniti sono più alti rispetto ai Paesi Europei: assorbono circa il 14% del Pil, contro il 7-10% del nostro continente.

I punti salienti sono: incentivi per lavoratori e imprese alla stipula di assicurazioni sanitarie; divieto per le compagnie assicurative di negare la copertura assicurativa per patologie gravi; sanzioni per il cittadino che non acquista una polizza; ampliamento delle fasce deboli coperte dal Medicaid. Ciò nonostante, circa il 20% di cittadini è mal coperto anche oggi dal sistema assicurativo.

Sappiamo che questa riforma è stata ampiamente contestata dal Partito Repubblicano e che la sua promulgazione ha incontrato parecchie difficoltà nei due rami del Parlamento.
Il dibattito sulla riforma non poteva dunque non entrare nel dibattito per l’elezione del prossimo Presidente.

LA SANITÀ DI HILLARY

Hillary Clinton continua a muoversi nel solco già tracciato da Obama con l’“Obamacare”.
La candidata democratica propone infatti di completare la riforma, intervenendo sui punti deboli dell’Affordable Care Act.
Le due principali proposte sono: coprire a tariffe concordate (quelle del Medicare) i costi ospedalieri per le fasce non protette; esercitare un vigoroso controllo sui costi.
Ma nel programma ci sono anche crediti sulle tasse da pagare e un tetto ai premi assicurativi.
Gli esperti calcolano che con tutte queste misure la percentuale di coloro che ancora non sono coperti dall’assistenza sanitaria si abbatterebbe di circa il 50%.

LA SANITÀ DI DONALD

L’impostazione di Donald Trump parte da presupposti completamente diversi.
La sua idea principale è abrogare l’Obamacare e basare tutto il sistema sulle assicurazioni sanitarie private.
Le polizze diverrebbero completamente deducibili dalle tasse (almeno teoricamente), si favorirebbe il risparmio per la tutela della salute e la copertura delle famiglia rispetto a quella del singolo individuo.
Questa nuova organizzazione comporterebbe, a giudizio degli esperti, la perdita della copertura sanitaria per circa 20 milioni di americani. Ma anche difficoltà economiche per gli ospedali che, ormai abituati a 7 anni di Obamacare, vedrebbero ridursi di molto le loro entrate, con tutte le necessità riorganizzative che ne deriverebbero.

LE DIFFERENZE FRA AMERICA ED EUROPA

Le comparazioni sono chiaramente a favore dei Servizi sanitari Europei e di quello Italiano.
Ma come ha fatto osservare in un’intervista un’italiana ricoverata negli Stati Uniti, pur riconoscendo i vantaggi del nostro Sistema Sanitario nazionale, alcune differenze fanno indispettire.

Se vuoi una prestazione specialistica, negli Stati Uniti telefoni e rapidamente la ottieni, la paghi ed eventualmente sarai rimborsato, se sei assicurato, dal 70 al 100%.
In Italia si deve passare per il filtro del medico di famiglia, che può prescriverla oppure no secondo il suo convincimento; se prescritta, prenoti al Cup o in farmacia; se sei fortunato ottieni il tutto in poche settimane, ma se va male occorrono anche mesi. E soprattutto, non scegli lo specialista: la prestazione te la dà chi capita.

Se invece devi essere ricoverato, in Italia puoi capitare in una stanza da tre letti, ma anche da sei; con bagno oppure no. E poi vi sono regole e orari da rispettare per i familiari. Se poi devi fare esami complicati (TAC, endoscopie, risonanza) molto spesso vieni dimesso senza diagnosi e devi tornare per eseguirli.
Negli Stati Uniti se sei ricoverato con una assicurazione (buona), sai che andrai in una camera a uno o massimo due letti, sempre con bagno, privacy e riservatezza assicurate e maggiore facilità per l’accesso dei famigliari che ti assistono.

In Italia in generale, il sistema funziona sicuramente meglio anche perché volendo (cioè rassegnandosi ai tempi descritti) può essere completamente gratuito. Ma vi sono certamente molti particolari che andrebbero resettati.
Molto dipende dalla situazione ‘alberghiera’ dell’ospedale. A Rimini l’abbiamo finalmente sistemata
E poi contano l’organizzazione, che potrebbe essere migliorata. E la libera professione dei medici, che il sistema ha sempre affrontato in modo inadeguato. Ma questo ultimo argomento è un tabù intoccabile: mancano maturità politica e sociale per affrontarlo.

IO VOTEREI HILLARY, MA…

A me pare non vi siano dubbi: la proposta della Clinton appare chiaramente superiore a quella di Trump.

In primo luogo perché si propone di portare il servizio sanitario verso un modello di tipo universalistico, basandosi sulla collaborazione fra pubblico e privato (le assicurazioni). In secondo luogo perché affronta finalmente il problema dei costi della sanità, che tanto pesa negli Usa.
Quello che propone Trump non deve essere considerato del tutto deleterio. Ma il suo maggiore difetto è di calibrare il sistema su coloro che possono pagare le prestazioni, trascurando una fascia di popolazione con reddito basso che può andare dal 20 al 40%. Troppo, per il Paese leader delle democrazie occidentali.

Per quanto riguarda l’Italia, prendere dal sistema americano il modello assicurativo, come supporto al Servizio sanitario Nazionale, inserendo nei contratti di lavoro delle facilities per i dipendenti, che mettano in competizione il pubblico con il privato, credo aiuterebbe li stesso Servizio Pubblico a superare parte dei suoi difetti.

Alberto Ravaioli

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