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Il governo conferma il blocco del bando per le periferie

Il senatore Ferrazzi del gruppo del Pd ha rivolto una interrogazione al Governo sul bando delle periferie. Questo il testo:

“Signor Presidente, signor Ministro, quando non si sa cosa dire si dice di tutto. Noi, invece, da lei oggi ci aspettiamo una sola frase: restituiamo i soldi che abbiamo portato via ai comuni cittadini, restituiamo i soldi che abbiamo sottratto con voto anche in quest’Aula dal decreto mille proroghe. Ciò – cosa che rende il tutto ancora più paradossale – avviene il giorno dopo l’incontro tra il Presidente del Consiglio dei ministri e la delegazione dell’ANCI, nel quale – sarà a lei ben noto – il Premier si era impegnato esplicitamente e formalmente a provvedere immediatamente a introdurre 1,6 miliardi, tolti nel decreto mille proroghe, con immediati e successivi atti del Governo e, dunque, decreti. Lo stesso Premier, tra l’altro, aveva anche citato in quale provvedimento avrebbe inserito il rifinanziamento: il decreto per la sicurezza. Ora di tutto ciò non c’è traccia. Ministro, noi ci aspettiamo che il Governo abbia parole di verità. Dicevo poc’anzi che, quando non si sa cosa dire, si dice di tutto e il Governo ha detto di tutto per nascondere questo taglio vergognoso dei soldi alle periferie, ai cittadini più disagiati e al recupero delle nostre città. Ha detto, per esempio, che era stato sbloccato l’avanzo di amministrazione e che, dunque, questi soldi avrebbero sostituito il finanziamento per le periferie, ma sappiamo benissimo che questo non c’entra nulla. Lo sa meglio di me. L’avanzo di amministrazione – come ribadito da una duplice sentenza della Corte costituzionale – rappresenta risorse del Comune. Invece, il bando delle periferie è finanziato con soldi dello Stato. Si è parlato di incostituzionalità, ma lei sa benissimo che la sentenza della Corte costituzionale stabilisce una parziale incostituzionalità per un terzo del finanziamento e la stessa sentenza dice che è sanabile – ciò rientra nella sua competenza diretta – attraverso la convocazione della Conferenza unificata con i presidenti delle Regioni. Bastava inserire il tema per il 6 settembre o discuterne il 20 settembre nella Conferenza da lei presieduta e la parziale incostituzionalità sarebbe stata radicalmente superata. Ministro, noi non vogliamo nemmeno immaginare che nel Governo ci sia qualcuno che confida nell’oblio e nel fatto che un po’ alla volta ci si dimentica di questi soldi promessi. Ancor meno vogliamo immaginare che ci sia nel Governo qualcuno che immagini forme di finanziamento selettivo Comune per Comune, perché sarebbe ancora più grave. Presidente, ci aspettiamo dal Ministro non parole al vento, anche perché ascolteranno la sua risposta centinaia di sindaci e soprattutto i venti milioni di cittadini che hanno diritto a questi finanziamenti.

La risposta del Ministro agli affari regionali Erika Stefani :

“Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli colleghi per aver posto un quesito che offre l’occasione per alcuni chiarimenti in merito alla vicenda del cosiddetto bando periferie, sulla quale peraltro la competenza del mio Ministero è stata puramente incidentale. Il decreto legge cosiddetto milleproroghe ha differito al 2020 l’efficacia delle convenzioni con 96 Comuni, Capoluogo di Provincia o Città metropolitana, con riguardo al programma straordinario di intervento per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie. Gli effetti positivi sul fabbisogno e sull’indebitamento netto sono destinati a un apposito fondo da utilizzare per favorire gli investimenti delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni, da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti. L’effetto primario della disposizione è una redistribuzione delle risorse tra tutti gli enti che hanno prodotto avanzi di amministrazione. Tra di essi vi sono anche alcuni dei 96 enti per i quali è stata differita l’efficacia delle convenzioni in essere. Devo puntualizzare che tale modifica legislativa è stata introdotta in quest’Aula su un emendamento d’iniziativa parlamentare con il voto favorevole di tutti i Gruppi. La situazione di incertezza normativa si è determinata – come sapete – a seguito della nota sentenza n. 74 del 2018 che ha dichiarato illegittimo il comma 140 dell’articolo 1 della legge di stabilità per il 2017, in quanto «non prevede un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale». Non è possibile qui ricordare i caratteri problematici che la sentenza ha individuato rispetto ai connotati del fondo di cui all’articolo 140. Basti qui rammentare che la Corte ha fatto salvi i procedimenti di spesa in corso, laddove si possa determinare altrimenti un pregiudizio di diritti costituzionali delle persone. È poi intervenuto il Consiglio di Stato, con parere del 7 giugno 2018, n. 1529, il quale ha affermato che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, avente natura regolamentare, di riparto del fondo rimane legittimo e che dovranno essere i diversi piani di settore a dare conto delle intese con il livello regionale. In realtà, non sono pochi gli elementi d’incertezza degni di attenzione: la sede e il momento dell’intesa; la ricognizione dei procedimenti afferenti a materie di competenza regionale; la ricognizione dei procedimenti in corso; il monitoraggio degli interventi e della congruità effettiva delle risorse. In definitiva, la proroga disposta dal decreto legge n. 91 è diretta a fare ordine in una situazione diventata critica: è un differimento dell’efficacia delle convenzioni e non certo di un blocco. Rimane ferma per gli enti la possibilità di procedere in autonomia con riguardo agli interventi per i quali sono previste anche risorse derivanti dal cofinanziamento, ovvero di accendere forme di anticipazione finanziaria nei limiti consentiti. In ogni caso il Governo, in ragione anche degli impegni assunti dal Presidente del Consiglio, intende adottare specifiche misure destinate alla legge di bilancio 2018 per garantire, compatibilmente con una più efficace allocazione delle risorse a disposizione, soluzioni idonee alle istanze degli enti. Nel frattempo, il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha adottato, proprio ieri, una apposita circolare per consentire l’immediato utilizzo per spese di investimento degli avanzi. Per quanto riguarda la Conferenza unificata, faccio presente che, in qualità di Presidente, avevo inserito, su richiesta delle Regioni, ANCI e UPI, nell’ordine del giorno 27 settembre, l’intesa sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ma la Conferenza non ha potuto dare un’intesa su un provvedimento già pubblicato in Gazzetta e che scaturisce da una norma che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima nella parte in cui non prevede le intese. Ricordo che la sentenza della Corte non ha nemmeno specificato se era necessaria l’intesa e pone quindi in dubbio tale presupposto. Nel corso della Conferenza il presidente dell’ANCI Decaro ha dichiarato di interrompere i rapporti istituzionali con il Governo – questo mi è dispiaciuto moltissimo – e ha abbandonato la Conferenza, impedendo alla stessa di esaminare altri provvedimenti di interesse. Ho provato a invitare il Presidente dell’ANCI a ripensare a tale forma di protesta, che produce effetti anche di blocco nei confronti di altri provvedimenti di interesse di Regioni, Province e degli stessi Comuni. La Conferenza unificata è un’istituzione in cui i vari enti della nostra Repubblica partecipano alla formazione degli atti, però purtroppo il presidente Decaro ha inteso proseguire così.”

La replica del senatore Collina del gruppo Pd:

“Evidente che all’interno del Governo c’è uno scaricabarile su un tema come questo. Poi ci ha detto che il provvedimento all’interno del quale si potranno eventualmente recuperare le risorse sarà la legge di bilancio, che discende dal DEF, in cui però non sappiamo cosa c’è scritto, perché devono ancora scriverlo. In questi giorni ci stanno dicendo che stiamo commentando il DEF senza averlo letto, ma se ancora non è stato scritto, di cosa ci accusate? Credo che questa sia una situazione veramente paradossale. Signor Ministro, vorrei farle vedere le foto dei nostri sindaci, che insieme ai cittadini si ritrovano nei luoghi da riqualificare e che in questi giorni stanno facendo delle manifestazioni: stiamo parlando infatti di quello che era stato un percorso di confronto con le comunità, che aveva portato a decidere in modo partecipato dove investire le risorse, che non sono dei Comuni, ma dello Stato. Sbloccare gli avanzi significa infatti sbloccare dei soldi dei Comuni, ma qui stiamo parlando di soldi che aveva messo lo Stato per fare investimenti importanti nelle periferie. Credo che ciò sia veramente paradossale e che siamo di fronte ad una situazione che continua a non essere definita. State facendo il gioco delle tre carte sulla pelle dei Comuni, dei cittadini e dei luoghi che devono essere riqualificati.”

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