“Una grande partenza, per un grande Giro d’Italia, che nell’edizione 2019 vedrà protagonista l’Emilia-Romagna”: così annuncia la Regione, che lunedì 24 settembre nella sua Sala Polivalente “Guido Fanti” (viale Aldo Moro 50), alle ore 14.30, presenterà ufficialmente l’edizione del prossimo anno della corsa rosa.
Interverranno il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, il direttore del Giro d’Italia, Mauro Vegni, l’amministratore delegato e direttore generale di RCS Sport, Paolo Bellino.
Si saprà dunque se sarà confermato il “doppio passaggio” in Emilia Romagna come in un primo tempo di era ipotizzato, compresa una puntata a San Marino. Infatti, sarebbe confermata la partenza che dovrebbe avvenire l’11 maggio da Bologna con una cronoscalata di cinque chilometri per arrivare in cima al San Luca. Poi, due tappe per velocisti da Vinci (il paese natale di Leonardo, visitato nel 500° anniversario della morte) a Ravenna e da Ravenna a Modena. Una volta scesa al sud fino al Lazio, la carovana affronterebbe una tappa da Orbetello ai Castelli Romani/Frascati a cui farà seguito la Sabaudia/Cassino. Poi Campania e Basilicata (con Matera capitale della cultura?) fino ad arrivare in Puglia, dove Fasano (in provincia di Brindisi) si è candidata a ospitare una cronometro. Data per certa la tappa Ortona-L’Aquila, per onorare la memoria delle vittime del terremoto in occasione del decimo anniversario, si parla di una Norcia-Gubbio per domenica 19 maggio.
Dopo un passaggio ancora da definire attraverso le Marche, ci sarebbe ancora spazio per la Romagna, visto che resta in piedi l’ipotesi di una cronometro di una trentina di chilometri da disputarsi il 22 maggio da Riccione a San Marino.
Le incertezze maggiori riguardano l’ultima fase della corsa, quella decisiva. Si parla di Mantova, nel 2019 capitale europea dello sport, di Novi Ligure, in occasione del centenario dalla nascita di Fausto Coppi, nella vicina Castellania. Ma il Campionissimo dovrebbe essere celebrato soprattutto con la riproposizione (integrale?) dellaCuneo-Pinerolo (254 chilometri con Madeleine, Vars, Izoard, Monginevro e Sestrière) che nel 1949 fece di Coppi la leggenda del ciclismo. Sempre in Piemonte è in lizza Ivrea, mentre la Val d’Aosta ha proposto un arrivo a Courmayeur. Da qui alle Dolomiti, forse passando da Como o Bergamo, mentre Sondrio vorrebbe una cronometro con arrivo a Teglio. Ma tutte e tre le candidature al momento sembrano perdere quota.
In Trentino guadagna credito invece un tappone Tonale-Pontedilegno-Gavia-Bormio-Mortirolo e arrivo ancora a Ponte. Se ci sarà, come viene dato per probabile, anche lo Stelvio, sarebbe però questa la Cima Coppi 2019. Per il 29 maggio se la giocano Anterselva e Plan de Corones, quindi un arrivo a Santa Maria di Sala, dopo una partenza da Dobbiaco e passaggi da Cima Banche, Cortina e Cadore. Quindi forse l’altopiano del Cansiglio, per poi scendere verso Fregona e Vittorio Veneto. Da qui, appone dolomitico da Treviso a San Martino di Castrozza, secondo un percorso ancora da definire.
Sabato 1 giugno di potrebbero decidere le sorti della corsa: partenza e arrivo a Feltre passando per la salita a Cima Campo, ingresso in Valsugana e ascesa al Passo Manghen, poi discesa verso Molina in Val di Fiemme e risalita fino a Predazzo e il Passo Rolle, quindi discesa a Primiero e salita conclusiva al Croce d’Aune.
La passerella finale sarà all’Arena di Verona, come ha confermato proprio oggi il governatore del Veneto Luca Zaia, il 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana.