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Unifichiamo l’Europa a partire dalla sanità

È questo un momento importante per la comunità politica europea.
Forti tensioni centrifughe stanno emergendo in molti Paesi e il processo di unificazione sembra essere messo in dubbio.
Questi processi di disaffezione stanno determinando un consenso calante verso l’Europa, dovuto principalmente alle tensioni economiche e alle conseguenti diseguaglianze e sacrifici imposti dai governi, oltre agli incalzanti e complessi problemi legati all’immigrazione.

Anche l’atteggiamento dei leader – da Angela Merkel a Françoise Hollande, ma anche quelli di Olanda, Ungheria, Polonias, Finlandia, Austria – rischiano di rimanere incompresi alla maggior parte dei cittadini europei, che ormai fanno fatica a condividere il tatticismo che traspare dalle ricorrenti vertici e incontri.
Dopo l’adozione della moneta unica avvenuta nell’ormai lontano 2002, più nessun elemento di popolarità è intervenuto a tener desto lo spirito europeo.
In questo contesto, il Parlamento Europeo appare un “illustre sconosciuto”, sia per lo scarso peso decisionale fino ad oggi ad esso conferito, sia per la mancanza assoluta di iniziative dei Parlamentari stessi, almeno di quelle forze politiche che con forza asseriscono di credere ancora all’unità dell’Europa.
Allora mi permetto di dire….sveglia Europa!
Iniziando da un terreno che a mio parere potrebbe essere unificante: quello della sanità.

Costruire una sanità europea

Ormai la libera circolazione nei Paesi della comunità è un fatto ampiamente recepito e utilizzato. Anche questo è un grande elemento unificante.
Ma meglio non provare ad ammalarsi oltre frontiera, anche se in un Paese della Comunità: salvo fortunate occasioni, il costo dell’assistenza sanitaria di solito è alquanto salato, a meno che non si disponga di coperture assicurative adeguate.
Non è facile nemmeno accedere a prestazioni particolari, chirurgiche o mediche, o per consulenze o per secondi pareri.
C’è però un sistema che già funziona fra le regioni italiane. Qualsiasi cittadino può andare a curarsi dove vuole, dal nord al sud, grazie al meccanismo del compenso fra regioni diverse.
Un metodo sicuramente civile, a parte che non certifichi l’inefficienza della sanità in alcune regioni.

Questo stesso meccanismo potrebbe essere instaurato anche fra i diversi Paesi europei, omogeneizzando i trattamenti sanitari in tutta l’Unione.
Si corre sicuramente il rischio di favorire una trasmigrazione dai Paesi dell’est a quelli della così detta vecchia Europa. Ma se non si inizia, non si raggiungerà mai l’obiettivo.
Il meccanismo potrebbe essere in parte finanziato da un fondo europeo appositamente istituito, affinché il costo non sia addebitato solo ai Paesi con una sanità più progredita.
E per partire si potrebbe affrontare il problema dei farmaci oncologici ed ematologici.

Il problema del costo e della disponibilità dei farmaci onco-ematologici

L’allarme sul costo dei farmaci oncologici ed ematologici non solo in Europa, ma nel mondo, è stato lanciato di recente sulla rivista degli Oncologi europei “Annals of oncology”, dopo l’esame della disponibilità dei farmaci oncologici nei diversi Paesi
La situazione appare estremamente imbarazzante.
La disponibilità di questi prodotti, in moltissimi casi, appare a dir poco variegata, e fa emergere le enormi differenze nelle possibilità di cura che esistono all’interno dell’Europa stessa, non solo con i Paesi più poveri.

Allora io credo che un intervento del Governo europeo e del suo Parlamento, con la prima dotazione di un fondo equo e distribuito per tutti i Paesi, potrebbe portare una prima unificazione su di un terreno molto sentito da tutti i cittadini: la lotta e la terapia del cancro.
Sia ben chiaro: non per tutti i farmaci, solo per quelli riconosciuti veramente utili.

A tale scopo una commissione mista di esperti dell’Esmo (l’Associazione degli oncologi europei) e di alcuni deputati, o incaricati dal Parlamento, o ministri dei vari Paesi, potrebbe gettare le basi sia per i finanziamenti, che per l’elenco dei farmaci stessi.
Per iniziare il processo di omogeneizzazione, si potrebbe partire ad esempio dai farmaci di tre neoplasie più frequenti: della prostata, della mammella e del polmone, con i farmaci quali abiraterone enzalutamide, pertuzunab e TDM-1, Fulvestran, erlotinib e crizotinib.

Un piccolo passo verso un grande traguardo

Si tratta di una proposta attinente un settore specifico quale quello sanitario, dunque un piccolo tassello di un mosaico molto più complesso, quello dell‘unificazione europea.
Ma io credo che se non interviene con fatti concreti – e non solo nel settore sanitario – il rapporto fiduciario fra cittadini e Europa corra il rischio di assottigliarsi e divenire sempre più flebile.
Il Parlamento europeo a mio parere deve iniziare a svolgere un ruolo più incisivo, stimolando governi e leader dei diversi Paesi a misure significative, anche se piccole, ma che siano molto più tangibili delle discussioni a cui assistiamo in questi mesi. Che saranno pure necessarie, ma restano molto distanti dalla vita quotidiana dei cittadini.

Alberto Ravaioli

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