Rimini fa parte del club ristretto dei Poli dinamici d’Italia, le province dove la crescita è più sostenuta. Ma si tratta di una crescita “asimmettrica” e durante il periodo della crisi “la disuguaglianza tra ricchi e poveri è cresciuta più che altrove: 7,6% a fronte del 4,3% nella totalità delle province”. Sono i dati raccolti dalle Acli, di cui oggi il quotidiano La Repubblica fornisce alcuni stralci e che saranno presentati nella loro interezza durante il il 51esimo Incontro Nazionale di Studi a Trieste, dal 13 al 15 settembre, al quale parteciperà il premier Giuseppe Conte per parlare delle “fratture della politica”.
Ma è la nazione tutta a presentarsi nella ricerca come “Italia, Paese di fratture”, dividendosi in cinque. In vetta, appunto, i “Poli dinamici” (in verde nella cartina), territori prosperi “in grado di attirare capitali, competenze, giovani”, ma con notevoli squilibri sociali: naturalmente c’è Milano, c’è Roma, poi quasi tutta l’Emilia Romagna, Rimini compresa ma senza Ferrara e Forlì-Cesena.
Quest’ultima rientra invece nelle “Comunità prospere” (in giallo), nelle quali si riscontra un migliore equilibrio sociale e, perciò, un benessere diffuso. Ferrara è fra i “Territori industriosi”, 40 province (in blu) del Nord e del Centro “dove, tra luci e ombre, si oppone una strenua resistenza al progressivo declassamento del Paese”.
Andando verso Sud, fatta l’eccezione di Roma, si parla però di “Territori depressi” (25 unità, in grigio): “è l’Italia che subisce un lento declino sociale”; infine il “Sud fragile”: 23 province meridionali “che, complice la recessione, versano in una condizione di profondo disagio”.